«Padre, le piacciono gli animali? Nulla in contrario se il giorno del matrimonio mi faccio accompagnare all'altare dal mio cagnolino? È la vita mia». Di...
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E così il parroco noto per l'invito ai giovani a fuggire da Napoli («Fujtevenne», ndr), pronunciato negli anni '90 in occasione del funerale di un bambino ucciso dalla camorra, a venti anni e più da allora ha rinnovato l'invito alla fuga ma in circostanze ben diverse. Niente marcia nuziale, né passerella sul tappeto per la giovane e il suo amico a quattro zampe. Poco trapela della promessa sposa (il parroco non ne ha rivelato l'identità) se non che si tratta di una trentenne dell'entroterra campano. «La cosa curiosa - spiega don Franco - è che parlandone con un sacerdote amico, mi ha rivelato di aver avuto una richiesta analoga da un'altra persona. Ho reso pubblico questo episodio - che risale a circa un mese fa - perché è emblematico dei tempi che viviamo. Oggi - sottolinea - il distacco dall'essere umano è tale da preferire la vicinanza di un animale anche in un'occasione solenne come il matrimonio. Ma non si possono confondere gli animali con le persone. È questo che mi fa paura».
Don Franco tiene tuttavia a sottolineare che nella sua presa di posizione non c'è alcun disprezzo verso gli animali: «Fanno parte del Creato. Ho solo manifestato il mio disappunto circa la pretesa di una giovane che voleva entrare solennemente e al suono dell'organo non assieme a suo padre o chi ne fa le veci, com'è di tradizione, bensì accompagnata all'altare dal suo cane. Ma il diniego - precisa - è stato dettato unicamente dall'eccentricità della richiesta e non certamente dal disprezzo per gli animali». «Da parte mia - conclude il parroco napoletano - c'è solo amarezza nel constatare con quale spirito, a volte di leggerezza, ci si avvicina a un sacramento così importante qual è per noi cattolici la consacrazione dell'amore nuziale». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino