OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
L’approdo della Bolkestein sulle spiagge tricolori allarma i sindacati dei balneari che ora temono l’assalto dei fondi di investimento stranieri. Le coste italiane sono un business che fa gola (nel 2021 circa il 70% dei flussi turistici nel Paese era diretto verso località di mare) e l’attenzione degli investitori esteri non si concentra solo sugli stabilimenti, ma anche su porti e ristoranti e campeggi fronte mare che operano in concessione sul demanio marittimo. Nel complesso, calcola Confesercenti, l’applicazione della direttiva europea sulle concessioni balneari interessa 80mila imprese, di cui 30mila titolari di stabilimenti. Queste ultime da sole danno lavoro a un milione di persone e in regioni come l’Emilia-Romagna sono uno dei principali motori dell’economia. La data da cerchiare in rosso sul calendario, dopo che martedì è arrivato l’ok in Consiglio dei ministri all’emendamento al disegno di legge sulla concorrenza per l’affidamento delle concessioni demaniali, è quella del 31 dicembre 2023, quando è prevista la fine del regime di proroga.
LE TAPPE
Le gare prenderanno il via nel 2024 e a quel punto le spiagge tricolori potrebbero cambiare volto (e bandiera) nonostante le tutele per le piccole e medie imprese del settore che il governo ha previsto. Fanno particolarmente gola le concessioni della Riviera romagnola, del Lazio (in particolare nella zona di Fregene), della Toscana (Forte dei Marmi), della Liguria (Imperia) e del Veneto (Bibione). Prima di procedere con le gare i sindacati chiedono però di completare la mappatura delle concessioni per accertare l’eventuale scarsità di risorse.
D’accordo il Sindacato italiano balneari di Confcommercio che ha convocato per oggi una conferenza sul tema alla quale parteciperà anche il ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Fa il punto il numero uno del Sib, Antonio Capacchione: «Ci conforta il fatto che il provvedimento abbia preso la forma di un emendamento al disegno di legge sulla concorrenza perché ciò significa che ci sarà un passaggio parlamentare e quindi la possibilità di un miglioramento della proposta legislativa. Da un lato è vero che il governo ha ascoltato parte delle nostre richieste, per esempio prevedendo al momento della redazione dei bandi un riconoscimento al concessionario eventualmente uscente degli investimenti, del valore aziendale dell’impresa, dei beni materiali e immateriali. Dall’altro tuttavia riteniamo che la deadline del 2024 sia troppo vicina e che andrebbe previsto un adeguato periodo transitorio». Il governo ha deciso di accelerare per evitare le sanzioni Ue dopo che il Consiglio di Stato nel 2021 aveva giudicato illegittima la maxi proroga alla fine del 2033 introdotta dal primo governo Conte. Le misure paracadute per i concessionari non si limitano al riconoscimento degli investimenti e del valore aziendale dell’impresa. Ai fini della scelta del concessionario verrà valorizzata in fase di gara l’esperienza tecnica e professionale già acquisita in relazione all’attività oggetto di concessione.
LE TUTELE
Inoltre saranno tutelati i soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura selettiva, hanno utilizzato la concessione quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare. Il braccio di ferro sulla Bolkestein dura dal 2006, tra procedure di infrazione e proroghe sempre più estese. L’Europa chiede in sostanza che il rilascio di nuove concessioni e il rinnovo di quelle in scadenza seguano procedure pubbliche, trasparenti e imparziali, che consentano a nuovi operatori di concorrere su un piano paritario. Per Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, associazione che aderisce a Confindustria, «in questo modo si corre il pericolo di svendere le coste e di dare la possibilità agli stranieri di venire a prendere i gioielli migliori del nostro paese». Perplessità anche da parte di Federbalneari. «Gli enti concedenti sono del tutto impreparati a gestire un percorso così complesso nel brevissimo periodo, Comuni e Regioni andranno in tilt. E poi a nostro avviso manca un impianto di tutela serio per le piccole e medie imprese», ha evidenziato il numero uno di Federbalneari, Marco Maurelli.
Il Gazzettino