Troppi personalismi, troppe divisioni, troppe posizioni frazionate: in una parola sola, troppi “cespugli” che rischiano di non rappresentare un punto di riferimento...
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«È un classico per i gruppi minoritari di sinistra faticare a trovare posizioni comuni e un unico leader, spesso divisi più su personalismi e principi ideologici che non sui contenuti dell'azione politica, dove invece uno spazio di unità maggiore sarebbe pure possibile», osserva Renato Mannheimer. «Prevalgono posizioni e discorsi di 'mantenimentò delle postazioni anziché riuscire ad andare in campo aperto, il che, unito anche a una certa 'elettricità' emotiva, come dimostrano le reazioni agli abbracci di Pisapia alla Festa dell'Unità, comporta una chiara difficoltà dell'elettorato a comprendere tutte queste divisioni fra simili e quindi a bassi consensi elettorali, malgrado gli sforzi che sta mettendo in campo Pisapia. In teoria, un forza politica unita e rappresentativa di tutto il mondo che ruota a sinistra del Pd potrebbe avere una buona dimensione elettorale. Ma, appunto, solo in teoria; nella pratica, è ben diverso. E i voti di protesta - osserva Mannheimer - più che a loro sembrano indirizzarsi in favore dei Cinquestelle».
Anche Nicola Piepoli ritiene che «sia naturale a sinistra del Pd questo 'giocò di posizionamento, nessuna novità in tal senso nel vedere la fatica di quell'area a unirsi e la facilità a frazionarsi come sempre è accaduto in passato. Finché non capiranno che la guerra la vince solo chi non la fa, e questo vale anche e soprattutto per la piccola guerriglia politica, non avranno una quota di mercato significativa ma otterranno solo di indebolire chi sta a loro più vicino, in questo caso il Pd. E allora, vincono gli altri... Certo, un sistema elettorale proporzionale non è fatto per unire ma per dividere, per coltivare ciascuno il proprio orticello: ma è, appunto, un orticello di cespugli dove non cresce un grande albero».
Sulla stessa lunghezza d'onda degli altri sondaggisti, Maurizio Pessato di Swg. «L'elettorato non ama un eccesso di frammentazione politica. Il rischio che, per sottolineare le esigenze della sinistra, si indebolisca nel suo complesso il centrosinistra facendo prevalere il centrodestra o la protesta grillina, è reale», afferma. «Al momento sono presenti almeno quattro soggetti a sinistra del Partito democratico: gli ex Pd del Mdp, il Sì formato a sua volta da altri ex-dem e da una parte degli ex-Sel, il Campo Progressista di Pisapia, lo zoccolo duro di Rifondazione comunista», ricorda. «Tre sono i fattori da considerare: lo stato di salute politico-elettorale di Renzi, la legge elettorale, l'unificazione della sinistra. Certo, se tutti a sinistra formassero un unico partito il discorso potrebbe cambiare, essere davvero concorrenziale; ma se restano anche solo due o tre forze, il rischio è quello descritto. L'unico risultato sarebbe l'indebolimento del Pd senza poterlo compensare con una forza alla sua sinistra che consenta al centrosinistra di essere maggioranza in Parlamento e di formare un governo dopo le elezioni. E qui - conclude Pessato - potrebbe allora scattare nell'elettorato la scelta di un voto 'utilè contro la dispersione dei consensi, premiando le forze politiche più grandi e dunque, per restare nel campo del centrosinistra, il Pd». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino