Siccità, tensione sulle dighe. Le Regioni: aumentare l’acqua per i campi

I governatori in pressing sugli operatori idroelettrici: «Serve lo stato di emergenza»

Siccità, tensione sulle dighe. Le Regioni: aumentare l’acqua per i campi
L'acqua è finita. No, di risorsa idrica ce n'è ancora e va rilasciata dalle dighe per l'utilizzo umano e agricolo. E sull'acqua per fronteggiare gli...

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L'acqua è finita. No, di risorsa idrica ce n'è ancora e va rilasciata dalle dighe per l'utilizzo umano e agricolo. E sull'acqua per fronteggiare gli effetti ormai drammatici della siccità si profila un braccio di ferro: da una parte i produttori di energia idroelettrica, che vedono gli invasi sempre più vuoti, mentre dall'altra parte ci sono le Regioni che quell'acqua la chiedono a gran voce, soprattutto al Nord, nell'area del Po, ma anche nell'area dell'Appennino centrale, per non vedere i raccolti agricoli andare in fumo, con i campi arsi e le risaie ormai secche, e il bestiame che soffre.

 

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Tutto questo mentre i sindaci continuano ad emettere ordinanze per il razionamento dell'acqua, con divieti e multe (salate) per far sì che l'acqua non venga sprecata, con la sospensione della fornitura di acqua alla popolazione tra le 23 e le 6, e con le autobotti pronte a riempire le cisterne ormai vuote.

 


L'ENERGIA
«L'acqua è finita. Tutta la disponibilità è stata impiegata» dagli operatori del settore idroelettrico «per coprire la necessità del comparto agricolo nei prossimi 10 giorni. È stato fatto tutto il possibile», ha detto il legale rappresentante di Enel, Giovanni Rocchi, in audizione alla commissione congiunta di Agricoltura e Montagna di Regione Lombardia, convocata in via straordinaria per la grave crisi idrica e l'emergenza siccità. L'affermazione «l'acqua è finita», tuttavia, non è piaciuta alle Regioni, con i governatori che oggi torneranno alla carica nell'incontro con il capo della protezione civile Fabrizio Curcio per trovare un'intesa con i produttori di energia idroelettrica affinché si possa abbassare la percentuale di produzione in favore dell'utilizzo umano e agricolo dell'acqua. E scongiurare la chiusura di piscine e parchi acquatici. Regioni che chiederanno lo stato di emergenza, perché finché non ci sarà lo stato di emergenza nazionale nessuna norma potrà obbligare gli operatori del settore idroelettrico a far defluire l'acqua dalle dighe verso i campi.

 

 


La grave crisi idrica causata dalla siccità è stata al centro della Conferenza delle Regioni e qui è stata tracciata una road map, perché, oltre a chiedere lo stato di emergenza e avere così il supporto a livello nazionale della protezione civile, domani le Regioni chiederanno al governo indennizzi economici per l'agricoltura e investimenti, dirottando fondi del Pnrr, per realizzare nuovi invasi, utilizzando le cave, e poi la semplificazione delle norme che tengono bloccati dighe e laghi in fase di realizzazione o in fase di collaudo.
«Credo ci siano le condizioni per arrivare a dichiarare lo stato di emergenza», ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. «Dobbiamo sostenere il comparto agricolo, che non è solo produttivo ma vitale per il nostro Paese», mentre frena il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli: «Credo che sia ancora prematuro parlarne in Consiglio dei ministri». «Si faccia il decreto siccità», ha chiesto a gran voce Matteo Salvini, mentre il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto di essere «abbastanza preoccupato. Sull'acqua abbiamo decisamente un problema. Il flusso d'acqua per l'idroelettrico è cruciale, anche per il raffreddamento delle centrali. Speriamo che sia una cosa contingente. Stiamo valutando tutte le azioni da fare. Non è solo un problema energetico, è anche agricolo».


IL PIANO


«L'emergenza idrica non ci coglie impreparati: sono 6 mesi che lavoriamo con tutte le Regioni e diversi ministeri a un piano acqua che sostenga l'intera filiera, dagli invasi agli acquedotti alle utenze finali». Così il ministro per il Sud Mara Carfagna, che ha parlato del piano acqua che sarà gestito con un contratto istituzionale di sviluppo e che potrebbe essere avviato a luglio: «L'investimento iniziale previsto è consistente, un miliardo a valere sul ciclo 2021-2027 del Fondo di sviluppo e coesione, ma potrebbe essere incrementato ancora», ha detto il ministro per il Sud. Nel frattempo, c'è chi invoca la Madonna della Bassa perché arrivi la pioggia. Sabato pomeriggio, in una chiesa di campagna, dove allevatori e agricoltori fanno i conti con la siccità, l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, a mani giunte verso il cielo invocherà la pioggia. Con i fedeli reciterà il rosario chiedendo a Dio e alla Madonna di aiutare queste terre dove i danni per la mancanza d'acqua si contano a fatica e affinché, quando questo «dono vitale» finalmente arriverà, se ne faccia «un uso saggio». E chissà che quelle preghiere spingano la corrente instabile che i meteorologi hanno previsto in arrivo, con temporali sulle zone pianeggianti della Lombardia e pioggia a Milano fino a sera.
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Il Gazzettino