Caso Shalabayeva, capo Sco e questore di Rimini indagati per sequestro di persona

Caso Shalabayeva, capo Sco e questore di Rimini indagati per sequestro di persona
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«Ho fiducia nel sistema giudiziario italiano che sta cercando i responsabili e ringrazio la procura di Perugia che è stata molto autonoma e diligente nelle sue indagini: è stato fatto un lavoro molto serio per la ricerca della verità dietro il rapimento mio e della mia bambina». Così Alma Shabalayeva commenta - parlando con l'ANSA - gli sviluppi dell'inchiesta di Perugia che hanno visto il capo dello Sco, Renato Cortese, all'epoca capo della squadra mobile di Roma, il questore di Rimini Maurizio Improta, già capo dell'ufficio immigrazione, il giudice di pace Stefania Lavore e altri cinque poliziotti, in concorso con i diplomatici kazaki indagati per sequestro di persona.


Dall'inchiesta di Perugia emerge che i lasciapassare forniti dalle autorità del Kazakistan per l'espatrio di Alma Shalabayeva e della figlia Alua sarebbero stati realizzati apponendovi le foto tratte dal passaporto centrafricano della donna sequestrato. Due dei funzionari di polizia indagati avrebbero consegnato copia delle foto ad un addetto dell'ambasciata kazaka.

Inoltre Cortese, Improta e altri due dei poliziotti indagati avrebbero omesso di attestare che la donna si identificava come moglie del dissidente-ricercato kazako Ablyazov pur conoscendone le generalità. Per questo sono accusati, oltre che di sequestro di persona, anche di omissione di atti d'ufficio e falso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino