Chiede scusa alla paziente dopo la violenza sessuale: il giudice gli fa lo sconto

Per la Cassazione grazie al pentimento gli abusi subiti «non sono così gravi». era stato condannato per aver baciato e palpeggiato il seno e le parti intime di una paziente sul lettino, con gli elettrodi posizionati sul corpo

Chiede scusa alla paziente dopo la violenza sessuale: il giudice gli fa lo sconto
Al molestatore che “allunga le mani” su una donna basta chiederle scusa per ottenere uno sconto di pena. Anche se la vittima si trova in una condizione di maggiore...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Al molestatore che “allunga le mani” su una donna basta chiederle scusa per ottenere uno sconto di pena. Anche se la vittima si trova in una condizione di maggiore fragilità, in quanto ricoverata in un ospedale, e se l’uomo ha violato i doveri connessi al suo ruolo di sanitario. È quanto sancito dalla Corte di Cassazione in una sentenza della terza sezione penale emessa il 25 ottobre scorso, che nelle aule dei tribunali già viene fatta valere dai difensori degli imputati accusati di violenza sessuale, per ottenere dai giudici il riconoscimento delle attenuanti.

LA VICENDA PROCESSUALE

Un infermiere, ora 67enne, all’epoca dei fatti in servizio nel reparto di psichiatria di un ospedale abruzzese, era stato condannato dal Tribunale di Lanciano per aver baciato e palpeggiato il seno e le parti intime di una paziente stesa sul lettino, con gli elettrodi posizionati sul corpo. Il 18 gennaio 2022 la Corte d’appello dell’Aquila, in parziale riforma della sentenza di primo grado, gli aveva concesso uno sconto di pena, riquantificandola in tre anni e quattro mesi. Proprio per via del pentimento dell’imputato, i giudici avevano infatti ritenuto che la circostanza attenuante «del fatto di minore gravità» fosse prevalente rispetto all’aggravante di aver commesso il reato «in violazione dei doveri connessi all’esercizio della funzione di infermiere addetto al reparto dove la persona offesa era ricoverata».

 

 

Il procuratore generale della Corte d’appello dell’Aquila aveva però impugnato la sentenza di secondo grado, chiedendone l’annullamento. Secondo il pg, infatti, c’era stata «un’erronea applicazione» dell’articolo del codice penale che prevede una riduzione della pena, per gli abusi di minore gravità, e «un vizio di motivazione» nell’essersi limitati i giudici a valutare «la natura oggettiva degli atti sessuali». Al contrario, secondo la Cassazione, la motivazione della sentenza d’appello «è congrua e in linea con l’orientamento giurisprudenziale». 

 

Roma, importuna studentesse in strada all'Ostiense: si denuda e le insegue, ragazze sconvolte

 

La Suprema Corte ha ritenuto infatti che gli abusi dell’infermiere sono stati «compiuti in modo repentino» e sono «consistiti in un bacio sulla guancia» e nel palpeggiamento del seno e delle parti intime della paziente. Inoltre, il fatto che l’imputato, subito dopo, abbia raggiunto la vittima nella stanza dei fumatori e si sia scusato, secondo gli ermellini sono elementi sufficienti per ritenere che «la libertà sessuale non fosse stata compromessa in modo grave». E «contrariamente alla tesi del pg», la Corte d’appello dell’Aquila «ha valutato - si legge nella sentenza della Cassazione, firmata da un consigliere estensore donna - la vulnerabilità della vittima, degente presso il reparto di psichiatria del locale ospedale, e la sua fragilità psicologica, che ha ritenuto compromessa in maniera non grave proprio sulla scorta» del fatto che l’infermiere aveva chiesto immediatamente scusa alla vittima.


Sulla base di questa pronuncia il difensore di un fisioterapista romano, accusato di aver palpeggiato le parti intime di una paziente mentre le praticava un massaggio, ha chiesto per il suo cliente uno sconto di pena. Ed effettivamente il Tribunale di Roma giovedì scorso ha riconosciuto, anche nel caso del fisioterapista, che l’attenuante della lieve entità della violenza sessuale fosse prevalente sull’aggravante del ruolo ricoperto dal sanitario, quando nel 2011 lavorava all’ospedale Idi della Capitale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino