Per il tribunale di Roma quello di Denis Verdini nella vicenda degli appalti per la Scuola Marescialli di Firenze fu un concorso in corruzione. Un reato per il quale oggi il...
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La decisione della Settima sezione penale è arrivata intorno alle 15. Verdini in aula, alla lettura del dispositivo non ha avuto la minima reazione, anche se dallo sguardo emergeva amarezza. Un sentimento ribadito anche dai suoi difensori, gli avvocati Franco Coppi e Marco Rocchi, che parlano di «forte delusione» per la decisione. «Il processo - hanno sottolineato i penalisti - non offriva nessun sostegno alla tesi accusatoria. Inoltre, il reato è destinato a prescriversi entro l'estate, il che costituisce un limite alla nostra difesa in appello». Il tribunale ha recepito in pieno le richieste del pm Ilaria Calò. Il procedimento, in cui la posizione di Verdini era stata stralciata, è quello in cui sono stati già condannati, con sentenza passata in giudicato, Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio Superiore per i lavori pubblici, Fabio de Santis, ex provveditore delle opere pubbliche della Toscana, l'imprenditore Francesco Maria de Vito Piscicelli e il costruttore Riccardo Fusi.
Secondo l'accusa Verdini si sarebbe attivato affinchè Fusi venisse aiutato nei suoi affari e De Santis nominato provveditore. Nel corso della requisitoria il pm ha sostenuto che «ci sono le prove, soprattutto a livello di intercettazioni, per dimostrare che Verdini agì insieme a Fusi, titolare della Btp, puntando a conseguire, sempre insieme, il risultato che lo stesso Fusi si prefiggeva». Obiettivo era la restituzione alla sua impresa del cantiere per la Scuola Marescialli con la sospensione dei lavori in danno dell'Astaldi. Così come ricordato dalla pubblica accusa la Btp «aveva vinto l'arbitrato che aveva previsto l'assegnazione di un maxirisarcimento, ma Fusi, che voleva fortemente riprendersi quei lavori, aveva capito che a Roma esisteva un sistema corruttivo, messo in piedi da Balducci e dal suo braccio destro De Santis».
In sostanza a Verdini viene contestato di avere, nel 2008, segnalato all'allora ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli proprio il nome di De Santis per la nomina a provveditore. «Una nomina definita eccezionale dallo stesso De Santis - ha detto il pm - perchè lui non era dirigente di prima fascia». Verdini, insomma, avrebbe agito per conto di Fusi, con il quale esisteva «uno storico e pacifico rapporto di amicizia e di cointeressenza economica». L'intervento di Verdini «fu determinante per la nomina di De Santis anche se non esclusivo», ha concluso il pm.
La sentenza ha scatenato subito l'opposizione e riaperto lo scontro all'interno del Pd.
Il Gazzettino