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In tutta Europa le scuole hanno riaperto o si apprestano a farlo da lunedì, ma solo in Italia si chiede di chiudere di nuovo prima di aprire per mandare tutti in Add. Alla richiesta dei presidi, che si somma a quella di molte regioni e di una parte dello schieramento politico che sostiene tale linea, il ministro Bianchi ha riposto con un secco ‘no’. Si torna quindi in classe da lunedì seppur con tutte le accortezze e i meccanismi per contrastare il virus.
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Scuola, presidi e Regioni chiedono di non riaprire
Il furore antiscolastico di alcuni presidenti dei regione sconta le inefficienze che si hanno sul territorio nel trasporto pubblico locale come nell’edilizia scolastica a cui si sommano le croniche difficoltà dei sistemi sanitari. La via più breve è quindi chiudere per quindici giorni o per tre mesi, scaricando sui giovani e le famiglie le inefficienze del sistema, sapendo che gli operatori (presidi, professori e personale non scolastico) non protesteranno, anzi.
Le posizioni
Visto i ridotti rischi che il virus ha sulle giovani generazioni costrette per lo più a vaccinarsi per proteggere genitori e nonni, aggiungere un ulteriore ‘sanzione’ appare un po’ troppo. È per questo che nell’ultimo consiglio dei ministri il presidente del Consiglio ha tenuto fermo il punto rispetto alle richieste dei ministri Speranza e Franceschini che spingevano per un ritorno in dad.
La vaccinazione
Le scuole sono state chiuse prima per permettere la vaccinazione degli insegnanti. Poi sono state chiuse anche quando erano stati tutti, o quasi vaccinati, professori e personale non scolastico ma non c’erano mezzi di trasporto adeguati. Ora si tenta di nuovo di percorrere una strada che neppure in Francia, o nel Regno Unito, si è mai presa in considerazione.
Se la scuola viene considerato dagli anziani presidenti di Regione come un semplice focolaio di contagi più dei ristoranti, vale la pena di chiuderla. Ma Draghi non è dello stesso avviso è il ministro Bianchi è con lui.
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