«Difendere la Casta» non fa il bene dei lavoratori, attacca Matteo Renzi. Se si «riducono gli spazi di democrazia», si rischia di aprire la strada al...
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Dopo Gustavo Zagrebelsky e Ciriaco De Mita, due dei volti di quella che il leader Dem ha definito «l'accozzaglia del No», Renzi si confronta in tv, a In mezz'ora, con il segretario della Fiom. Landini, come Silvio Berlusconi, non compare nella foto del fronte del No che campeggia sull'opuscolo che il premier invierà a tutti li italiani. Ma 'l'accozzaglià include anche lui, che si indigna: «Neanche contro la Legge truffa del '53 quando il Pci votò insieme al Msi si usarono questi termini. Avete spedito una lettera a quattro milioni di italiani all'estero ma in Italia ci sono quattro milioni di poveri e non sapete neanche chi sono», attacca il sindacalista, che indossa un maglioncino rosso. Il premier, che ha scelto un maglioncino grigio, non si scompone: «Se ho offeso qualcuno mi scuso, ma il punto è come possa essere un'alternativa un gruppo di persone così diverse. Fiom e Casapound, Berlusconi e Magistratura democratica, Salvini e Monti, D'Alema e Grillo. Se preferiscono li chiamo »coesa coalizione« ma accozzaglia era un complimento». Il premier tira fuori la mozione congressuale della Camusso nel 2014 per dimostrare che di cambiare la Costituzione lo chiedeva «la Cgil, non Jp Morgan»: «Abbiamo accolto alcune proposte, non tutte ma non sono state accolte neanche tutte le mie». Ora, afferma, con il No il sindacato della sinistra «difende la Casta che sta bene mentre gli italiani stanno male», sta con «i senatori che difendono la poltrona e i loro privilegi», non con i metalmeccanici. «Non fatevi fregare - dice Renzi guardando in telecamera - con il No» tornano quelli di prima e «non si cambia più. È incomprensibile difendere lo status quo», la riforma è positiva «per il lavoro».
«Non sto sereno dopo due anni di politiche del governo», ribatte Landini, pacato e deciso.
Il Gazzettino