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Shabbar: "Mia moglie era in casa quando mi hanno arrestato"
«Shabbar ha riferito che quando è stato arrestato in Pakistan, la moglie si trovava in casa». Lo hanno Enrico Della Capanna e Simone Servillo, avvocati difensori di Shabbar, a margine dell'udienza del processo in corso a Reggio Emilia per l'omicidio della 18enne Saman Abbas rispondendo ai giornalisti che chiedevano se Shabbar avesse notizie sulla moglie Nazia Shaheen, ancora latitante. «Shabbar era in un campo quando è stato raggiunto dalla polizia e si è messo a disposizione. Mentre la moglie si trovava in casa. C'era un mandato di arresto anche per lei? Questo non lo sappiamo, non eravamo in Pakistan», hanno continuato i legali.
Shabbar Abbas per la prima volta in aula
Pantaloni scuri, polo azzurra, sguardo basso e baffi foltissimi. Sono esattamente le 9,56 di stamattina quando Shabbar Abbas, scortato da sei agenti della polizia penitenziaria, entra nell'aula della Corte d'Assise di Reggio Emilia per prendere parte per la prima volta in presenza - dopo l'estradizione dal Pakistan in Italia avvenuta una settimana fa - al processo per l'omicidio della figlia 18enne Saman. L'uomo, imputato assieme allo zio della ragazza Danish Hasnain e dei cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz (oltre alla madre Nazia Shaheen, ancora latitante), si è seduto in mezzo ai legali Enrico Della Capanna e Simone Servillo.
Presidio delle attiviste fuori dal tribunale
«Saman nel cuore e nelle lotte». È quanto recita lo striscione dell'associazione “Non Una Di Meno” che stamattina ha manifestato davanti al tribunale di Reggio Emilia, nel nome di Saman Abbas e della non violenza, prima dell'udienza del processo in corso. Le attiviste hanno distribuito volantini all'ingresso del palazzo di giustizia, che recitano una lettera aperta ad operatori e operatrici della giustizia. «Sono troppo frequenti i casi in cui la violenza non è stata riconosciuta nei tribunali - scrivono - chiediamo corsi di formazione in particolare per tutto il personale delle forze dell'ordine, per la magistratura e per i servizi sociali. Una formazione che sia necessariamente femminista e somministrata dai centri anti violenza».
Il padre e le accuse
Il padre di Saman, Shabbar Abbas, nega ancora di aver ucciso la 18enne e aggiunge che non è vero che era contrario alla relazione della figlia con il fidanzato Saqib. Il 47enne pachistano, prima ancora di arrivare in aula, contesta dunque ogni accusa e dà una sua versione dei fatti agli avvocati difensori Enrico Della Capanna e Simone Servillo. Una versione che, però, contrasta con gli atti dell'accusa.
Il Gazzettino