Cancellazione della Tasi, un taglio sostanzioso delle tasse, anche se non dovesse essere proprio la flat tax ma una riduzione del cuneo, e un cambio di pelle degli 80 euro di...
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Salvini pronto a sfidare il Colle per votare a febbraio
Perché è inevitabile che, per essere coraggiosi, serva l'ennesima manovra in deficit. A sindacati e imprese che vede per la seconda volta, fuori protocollo, al Viminale, Salvini non parla più di flat tax anche se ripropone, in parte, il menù di metà luglio: calo delle tasse, accompagnato da pace fiscale 2, compreso il condono sulle cassette di sicurezza mal digerito non solo dal M5S ma anche dai sindacati. Si aggiungono però anche il progetto di unificare Imu e Tasi, eliminando questa ultima voce e riducendo il peso del fisco sul mattone per circa un miliardo. Oltre alla promessa di esentare dal balzello chi ha immobili «sfitti, inagibili o occupati abusivamente».
Sul capitolo casa, peraltro, è già al lavoro anche il gruppo alla Camera, con l'esame della proposta di legge Gusmeroli in commissione Finanze.
Proprio per garantire il doppio effetto e coprire i contributi figurativi, spiega il viceministro all'economia Massimo Garavaglia, bisognerà stanziare altri 3 miliardi, che in tutto portano il pacchetto fiscale della Lega a circa 15, visto che ne servirebbero circa 12 per procedere con una riduzione sensibile dell'Irpef. Ma al netto della pace fiscale 2 e di un possibile recupero di evasione Imu con i bollettini precompilati, resta comunque il nodo di 'chi pagà, e la risposta di Salvini è netta. Per la prossima manovra servono «soldi veri» e anche se non si faranno azzardi, è «chiaro che il deficit non può stare sotto il 2%».
Per questo il vicepremier si dice pronto a intavolare una nuova trattativa con la Ue per ottenere la flessibilità necessaria non per le spese correnti ma «per investimenti, opere pubbliche, infrastrutture». E anche per il taglio delle tasse. Fumo negli occhi per il titolare di via XX Settembre. Agli stessi interlocutori, incontrati ieri a Palazzo Chigi insieme al premier Giuseppe Conte, Tria aveva ripetuto per l'appunto che la riforma fiscale in cantiere è un intervento «strutturale, che non può basarsi sul deficit». Ma, ribatte a distanza Salvini, «non è pensabile una manovra a costo zero» a meno di non essere «Mago Merlino».
La prossima legge di Bilancio che ha in mente la Lega, incalza il vicepremier, è «diversa» da quella cui sta pensando Tria: in un quadro economico pieno di «luci e ombre», con il «massimo storico per occupazione ma lavoro di qualità debole», il problema «è la crescita dello 0,1% del Pil». Quindi, è il ragionamento, «la situazione del Paese presuppone una manovra che vada oltre la spesa corrente». E non si può fare il «gioco delle tre carte», gli sgravi non debbono essere recuperati con nuove misure. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino