Nove giorni al Viminale «valgono come 9 anni: sono invecchiato». Si sentirà addosso anche qualche anno in più dei suoi 45, ma il ministro...
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È una grande giornata per il vicepremier e titolare del Viminale, dopo un weekend di preoccupazione. L'hashtag lanciato ieri dal ministro, #chiudiamo i porti, a sostegno della sua decisione di non far sbarcare in Italia la nave di Sos Mediterranee, gli aveva attirato critiche e dall'opposizione, dall'Europa e dalla Chiesa. «Ma le minacce e gli insulti dei buonisti mi danno più forza», spiega esultando dopo l'annuncio del premier spagnolo Pedro Sanchez che ha accettato di farsi carico della Aquarius. Una decisione che per il ministro dell'Interno conferma l'efficacia della sua linea dura sull'immigrazione, in continuità con la posizione tenuta in campagna elettorale. Una linea che paga anche in termini di consenso popolare, riflette, citando i risultati delle elezioni comunali di ieri che hanno fatto segnare un'avanzata della Lega ovunque.
La scommessa del leader leghista - ministro non solo di ufficio ma anche «di piazza» - finora sta dunque dando frutti. Dismessa la felpa in favore di completi ministeriali, Salvini non ha cambiato toni e contenuti delle sue esternazioni. Conferenze stampa, tweet, dirette facebook con le consuete parole d'ordine: «la pacchia è finita», la Tunisia «esporta galeotti», Malta «se ne frega», le ong sono «vicescafisti», i migranti «finti profughi». Strappi e spallate che stanno ad indicare che la ruspa non è in garage e che hanno anche creato qualche preoccupazione nelle ovattate stanze del Viminale, abituate allo stile opposto di comunicazione del precedente inquilino, Marco Minniti. «Stiamo facendo di più noi in una settimana che la sinistra in sette anni», ha riassunto su Facebook, replicando alle critiche ed annunciando i suoi prossimi passi sul fronte migranti: un viaggio in Libia, dove conta di spingere sulla creazione di porti sicuri e campi profughi per frenare le partenze.
Uno scossone alle alleanze in seno alla Ue perchè «la Commissione adempia finalmente ai suoi doveri nei confronti dell'Italia».
Il Gazzettino