Matteo Salvini: «Richiami Ue? Ci possiamo governare da soli». Ma non tutta la Lega è sulla linea anti-Bruxelles

Probabile che il leader Lega alzerà ancora di più il tono delle sue dichiarazioni con l'obiettivo di non cedere ulteriori voti a Fratelli d'Italia

Matteo Salvini: «Richiami Ue? Ci possiamo governare da soli». Ma non tutta la Lega è sulla linea anti-Bruxelles
Si avvicinano le urne (il 12 giugno si vota per le amministrative in parecchi capoluoghi di provincia) e i partiti ricominciano a piantare bandierine. Non soprprende...

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Si avvicinano le urne (il 12 giugno si vota per le amministrative in parecchi capoluoghi di provincia) e i partiti ricominciano a piantare bandierine. Non soprprende più di tanto dunque la sortita del leader della Lega Matteo Salvini che è tornato ad attaccare l'Unione Europea. Alle dichiarazioni del commissario Ue Paolo Gentiloni che ha ricordato come senza gli aiuti del Pnrr l'Italia andrà in recessione, Salvini ha risposto senza entrare nel merito ma con una serie di frasi roboanti.

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Salvini, le parole su Bruxelles

La prima su Bruxelles: «Penso e spero che in tempi di pandemia e di guerra l'Unione europea si occupi di pace e di lavoro, senza dare pagelline o fare richiamini burocratici. Non abbiamo bisogno della consulenza altrui saremo in grado di spendere e di investire bene i soldi prestati, perché ricordo in gran maggioranza non sono soldi regalati ma prestati. Se la richiesta della Ue è massacrare i lavoratori, le imprese e i risparmiatori italiani la risposta sarà no. Ogni consiglio è utile, ma poi siamo in grado di decidere da soli». Le seconda sulle riforme: «Se la Ue ci impone di aumentare la tassa sulla casa si attacca al tram. La casa per gli italiani è sacra. Se qualcuno a Bruxelles ritiene che dovremmo tornare a tassare anche la prima casa rimarrà deluso».

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Salvini, la partita con Fdi

È assai probabile che Salvini alzerà ancora di più il tono delle sue dichiarazioni nei prossimi giorni con l'evidente obiettivo di non cedere ulteriori voti a Fratelli d'Italia che secondo i sondaggi negli ultimi 10 giorni ha incrementato il proprio livello di consenso. Ora si tratterà di vedere la performance elettorale del partito dove non mancano aree di dissenso che al momento preferiscono lavorare sottotraccia. Aree che fanno capo soprattutto al ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, e al cosiddetto partito dei presidenti di Regione. Queste aree vedrebbero con favore un ingresso della Lega nel Ppe con l'avvio di una politica più moderata. Il loro peso si misurerà solo dopo le amministrative.

 

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Il Gazzettino