Rozzano, ipotesi trappola all'uomo ucciso dal genero: si indaga sul resto della famiglia

Potrebbero avergli teso una trappola per attirarlo a Rozzano e poi ucciderlo. Inquirenti e investigatori stanno indagando sul "clan familiare" di Antonio Crisanti,...

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Potrebbero avergli teso una trappola per attirarlo a Rozzano e poi ucciderlo. Inquirenti e investigatori stanno indagando sul "clan familiare" di Antonio Crisanti, il 63enne ucciso dal genero vicino a un supermercato, e che era indagato per presunti abusi sulla nipotina.


L'uomo potrebbe essere stato convinto a tornare da Napoli, dove si era trasferito quando era emersa in famiglia la vicenda delle presunte violenze. Nei giorni che hanno preceduto l'omicidio, l'uomo era ospite di uno dei figli. 

Nell'ambito delle indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dal pm Monia Di Marco, infatti, si sta cercando di capire perché il 63enne, dopo essersi trasferito nei mesi scorsi a Napoli dopo che era venuta a galla in famiglia la vicenda dei presunti abusi (era stata la figlia dell'uomo e madre della bimba a denunciare), avesse deciso negli ultimi giorni di tornare a Rozzano, dove era ospite di uno dei suoi figli (aveva un maschio e due femmine). Gli inquirenti stanno lavorando sull'ipotesi di una presunta trappola per attirarlo a Rozzano, anche perché, stando a quanto ricostruito al momento, tutti i suoi familiari di Rozzano avevano, in sostanza, 'messo al bando' quell'uomo colpevole, ai loro occhi, di avere violato «il codice d'onore familiare» abusando della bambina. Al momento, negli interrogatori di ieri che hanno portato ai fermi, il padre della piccola, 35 anni e con precedenti penali, ha negato che il delitto, compiuto «per vendetta», sia stato premeditato e avrebbe cercato di liberare dalle responsabilità il presunto complice, 27 anni, che era alla guida dello scooter.


Oggi gli inquirenti dovrebbero inoltrare al gip Teresa De Pascale la richiesta di convalida dei due fermi e di custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Nell'inchiesta sui presunti abusi si era già arrivati alla fase dell'incidente probatorio, che si è tenuto poche ore prima dell'omicidio, per cristallizzare dichiarazioni già rese dalla piccola in vista di un processo.
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Il Gazzettino