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«Ore 2.15, il mezzo Csl arriva nell’area 3 dell’autorimessa del Salario e il signor (omissis) scende». Cosa farà per l’ora e mezza successiva lo racconta bene una sequenza fotografica appena arrivata nel quartier generale dell’Ama, a corredo di un’informativa lunga 38 pagine. Spoiler: ruba gasolio. Tanto gasolio. Decine di litri in una sola nottata. Un bottino liquido riversato nelle taniche nascoste dietro a un cespuglio e poi caricate a bordo di un’auto privata bianca. Probabilmente la punta dell’iceberg di un malcostume molto più diffuso. L’indagine è stata affidata dall’azienda a un pool di investigatori privati, la G7 International, che annovera esperti di controspionaggio e controterrorismo.
Roma, pulizia e rifiuti: ecco i fondi extra. Parte il piano Gualtieri
I netturbini rubano la benzina ad Ama
È una storia di appostamenti, microcamere nascoste e furbi incastrati dalle foto. Tante foto. Scattate fino a quattro giorni fa. Ecco una sequenza: a scendere da un grande compattatore “side loaded”, il più grande in dotazione alla partecipata comunale dei rifiuti, è un netturbino esperto.
Le denunce
La carrellata di denunce, le inchieste dei carabinieri, i licenziamenti non hanno spezzato evidentemente il sogno di farla franca. E stavolta c’è un aggravante: il gasolio viene trafugato in uno dei momenti più travagliati per la gestione della raccolta del pattume, con la città a corto di impianti, la spazzatura che si ammassa accanto ai bidoni stracolmi, i cinghiali che scorrazzano di fronte ai portoni. Il neo-sindaco Roberto Gualtieri non a caso promette un piano di pulizia straordinaria che riverserà un fiume di denaro nelle casse di via Calderon de la Barca. Quasi 40 milioni di euro. Un tesoro, a patto che vengano ben spesi. E che nessuno ne approfitti. La società, guidata dal manager Stefano Zaghis, in carica dalla fine del 2019, promette la linea dura. È pronta al primo licenziamento. La commissione disciplinare a ore aprirà il fascicolo a carico del dipendente ripreso dalle microcamere.
Caccia ai complici
Ma non finisce qui: l’indagine va avanti. È caccia ai complici. Perché se il netturbino, da settimane, se non da mesi, agiva indisturbato, è molto probabile che ci sia dietro una rete più larga. Non sarebbe la prima volta: un anno fa, un’altra inchiesta voluta da Zaghis, ha portato alla luce la truffa delle carte carburante, usate come bancomat da una banda di spazzini, che smezzava il prezzo di un pieno con benzinai collusi. Stavolta invece avviene tutto “in house”. Col gasolio rubato nella rimessa del Salario, accanto all’ex Tmb bruciato, e poi portato via nelle taniche. Da rivendere al mercato nero.
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Il Gazzettino