È uno schiaffo perfino a certi cliché, quelli che, magari ingenerosamente, vorrebbero il dipendente pubblico passare il turno senza troppa lena accanto alla...
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Le fotocopie fanno parte dello stipendio dei dipendenti - di P.Graldi
Mansione considerata «squalificante», come hanno dovuto annotare i dirigenti capitolini nei documenti con cui sono stati assoldati gli indispensabili “scannerizzatori” esterni. L’incarico, piuttosto banale, fa parte di una missione senza dubbio utile: «dematerializzare» la pubblica amministrazione. Insomma, ridurre i documenti stampati su carta e mettere tutto su internet, a portata di clic dei romani interessati. Procedure più veloci e una considerevole mole di fogli risparmiati. Tutto già previsto dal “Codice dell’Amministrazione digitale”, quindici anni fa. Il Campidoglio si sta muovendo ora e ha deciso di ottenere una copia informatica di tutti i registri di Stato civile, col traguardo di rilasciare ogni anno 180mila estratti.
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IL PASTICCIO
Tra la teoria e la pratica, c’è un’operazione non particolarmente macchinosa: prendere e passare sulla fotocopiatrice digitale i registri in questione, circa 1.200.
SCUOLA DELL’OBBLIGO
A leggere l’ultimo rapporto sul personale del Comune, aggiornato al 31 dicembre 2018, si scopre che due dipendenti su tre non hanno nemmeno una laurea. In 14.176 si sono fermati alle superiori, altri 1.210 hanno solo la terza media. Spostare i registri comunali per passarli allo scanner, però, è considerata un’incombenza troppo modesta, «inferiore» alle qualifiche pattuite, per l’appunto. Ci penseranno allora gli addetti privati assoldati solo per far questo (costo, oltre 150mila euro per tre anni di servizio). Col benestare, naturalmente, dei sindacati. «Ma la vera assurdità è che ci siano ancora così tanti faldoni mai digitalizzati - dice Giancarlo Cosentino, leader della Cisl Funzione pubblica di Roma - È giusto che ci sia un servizio di “facchinaggio”, si renderà più veloce il lavoro dei dipendenti». Fotocopiare stanca. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino