Lite per un mal di testa, acqua bollente sulla coinquilina: aggressione choc a Roma

Le tre lavoratrici dovevano dividere l'appartamento in zona Portuense solo per un breve periodo, ma è finita male. Perché una di loro, una sera, dopo una...

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Le tre lavoratrici dovevano dividere l'appartamento in zona Portuense solo per un breve periodo, ma è finita male. Perché una di loro, una sera, dopo una discussione avvenuta in cucina, in preda all'ira, ha inaspettatamente rovesciato la pentola con l'acqua bollente addosso alla sua coinquilina trentenne. Poi l'ha colpita sul viso e in altre parti del corpo, provocandole ustioni di primo e secondo grado, con una prognosi di 40 giorni. È accaduto cinque anni fa, in un appartamento a piazza Lorenzini. Per quel gesto, Gloria Galante, 43 anni, è stata condannata per lesioni aggravate a due anni con pena sospesa. L'imputata dovrà pagare una provvisionale di 30mila euro alla parte offesa.

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LA STORIA
I fatti contestati risalgono al 16 novembre 2016. È quasi ora di cena e Gloria Galante si trova da sola in cucina, nella casa che condivide con altre due lavoratrici, in zona Portuense. Accende il fuoco e fa bollire un po' d'acqua in una pentola, forse per iniziare a preparare da mangiare. A un certo punto, secondo quanto rivela la parte offesa nella denuncia, appena la vittima entra nella stanza, l'imputata si scaglia contro di lei e le urla: «Vattene, vai via! Ho mal di testa!», come si legge nella denuncia. «Se ti fa male la testa, vattene in camera tua!», le risponde la vittima, per difendersi, a suo dire, «esasperata». A quel punto, la reazione della parte offesa avrebbe scatenato l'ira dell'imputata. La 43enne afferra la pentola che era sul fornello, si avvicina alla ragazza e le lancia contro l'acqua ormai diventata bollente. La colpisce al viso, al collo, alle braccia e alla spalla sinistra. La donna viene ricoverata al San Camillo.

L'ACCUSA


Secondo quanto ricostruisce l'accusa, il gesto è stato volontario. Per il pm Franco Ionta, che ha diretto le indagini, l'imputata aveva «volontariamente cagionato alla parte offesa, nel corso di un animato diverbio si legge nel capo d'imputazione lesioni personali giudicate dai sanitari con prognosi di 40 giorni, rovesciando sulla sua persona una pentola d'acqua bollente provocandole ustioni di primo e secondo grado». In base a quanto ha dichiarato la parte offesa, l'imputata non avrebbe gradito la sua presenza nell'appartamento, perché si sarebbe fermata solo un mese senza pagare l'affitto, pur pagando le spese comuni, dato che era amica del proprietario di casa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino