Violò i sigilli dell'Hotel Rigopiano per portare un fiore sul luogo dove morì suo figlio. Oggi il 57enne Alessio Feniello si è presentato in tribunale a...
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Rigopiano, padre andrà a processo per aver portato i fiori dove è morto il figlio
Alessio Feniello è il padre del giovane Stefano, una delle 29 vittime del disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), a margine della prima udienza del processo che lo vede accusato di avere violato, il 21 maggio del 2018, i sigilli giudiziari apposti allo scopo di delimitare l'area nella quale si trovavano le macerie del resort. Violazione per poter arrivare nel punto in cui morì il figlio, sotto la frana che distrusse l'hotel.
Feniello non ha potuto prendere parte all'udienza, essendo arrivato tardi in tribunale. All'ingresso del Palazzo di Giustizia ha anche animatamente discusso con gli operatori della vigilanza, che non volevano permettergli di entrare con un coltellino portachiavi di piccole dimensioni. La moglie di Feniello aveva con sé delle manette che ha mostrato ai presenti, minacciando di incatenarsi. «Mia moglie è stata prosciolta - ha protestato Feniello - e io per lo stesso motivo sono stato condannato». Il procedimento penale, in effetti, era stato aperto per entrambi, ma la moglie è stata prosciolta per tenuità del fatto, essendo incensurata, a differenza di Feniello che, a causa dei precedenti, ha ricevuto il decreto penale di condanna.
Feniello aveva inizialmente ricevuto un decreto penale di condanna al pagamento di una multa di 4.550 euro, ma tramite il proprio legale, Camillo Graziano, aveva presentato opposizione e la vicenda è approdata davanti al giudice Marina Valente. Nel corso dell'udienza di questa mattina, alla quale non ha preso parte l'imputato che è arrivato in ritardo in tribunale, il pm Fabiana Rapino ha fornito la propria produzione documentale e indicato una lista con cinque testimoni. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 16 aprile. Feniello ha sempre contestato la sanzione, sostenendo di essersi semplicemente recato a Rigopiano «per portare dei fiori dove hanno ucciso mio figlio».
Il Gazzettino