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C'è uno schema A e uno schema B. E il premier Matteo Renzi ha voluto che le due ipotesi di riforma della Rai venissero messe nero su bianco. Il ddl che fisserà le linee guida verrà votato domani dal consiglio dei ministri. Sia nel primo scherma che nel secondo è prevista la trasformazione della Rai in una spa, soggetta perciò alle regole di procedura civile previste per qualsiasi altra azienda.
L'amministratore delegato designato dal ministero del Tesoro, l'azionista di maggioranza, nominato da un cda ristretto avrebbe in questo modo pieni poteri, mentre la commissione parlamentare di Vigilanza manterrebbe la sua funzione di indirizzo e controllo. Nella seconda ipotesi - quella che convince meno il premier - si andrebbe verso il modello duale, Un consiglio di sorveglianza formato da 11 membri con il compito di vigilare su un comitato di gestione ridottissimo: il capoazienda e due esperti. Restano tuttavia da definire le fonti di nomina. L'elenco di chi si candida ad avere un ruolo è lunghissimo: Anica, Crui, AgCom, Fieg, e chi più ne ha ne metta.
L'unica certezza è che segnali concreti di apertura rispetto a questi modelli dall'opposizione non ne sono arrivati. E se il premier non vuole armasi di decreto dovrà cercare un accordo con i 5 Stelle o cambiare la sua proposta. Cosa che gli chiede anche una parte del suo partito.
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Il Gazzettino