Una trentina di società con un volume d'affari di 250 milioni di euro, 79 conti correnti bancari, otto immobili, sei auto fuori serie e lingotti d'oro per un valore...
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Sei di loro, titolari di ditte individuali o con partecipazioni societarie, sono finiti in manette. Altre trentuno persone sono state invece indagate e a 29 società sono stati messi i sigilli. Tra queste c'è anche l'Hamburgheria di Eataly, marchio estraneo a quel locale in franchising come pure il centro commerciale che lo ospita a Settimo Torinese. La nota catena fondata da Oscar Farinetti, nell'esprimere «amarezza e contrarietà» nel vedere il proprio nome abbinato a una vicenda del genere, fa sapere di avere già provveduto «alla richiesta di immediata cessazione dell'utilizzo del marchio».
Oltre a voler interrompere subito «qualsivoglia legame di affiliazione commerciale tra il locale di Settimo e la rete di franchising».
Dalle successive indagini è emerso che l'imprenditore faceva parte di un gruppo criminale che, in Italia e all'estero, aveva costituito, a partire da identità telematiche false, società fantasma - Avatar appunto, da cui il nome dell'operazione - per ottenere finanziamenti per milioni di euro. La banda, in sintesi, accumulava ricchezza raggirando lo Stato e le banche e investiva i proventi in oro e immobili all'estero. Quattro degli imprenditori arrestati - Elio Miegge, 59 anni, Luca Vittorio Villata, 49 anni, Simone Giorgio Marietta, 40 anni, e Luca Pifferi, 50 anni - sono stati fermati nel centro di Torino, mentre cercavano di lasciare la città. Avevano capito di essere stati scoperti e si erano erano dati appuntamento davanti a un hotel di corso Vittorio, non lontani da uno dei loro uffici. All'interno gli investigatori hanno trovato anche alcuni rilevatori di microspie tanti erano gli accorgimenti adottati per non essere scoperti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino