Controlli solo a chi ha la febbre, nessuno agli asintomatici. E i questionari per registrare i passeggeri che arrivano dalle zone più colpite dal Covid, Lombardia in testa,...
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Pronti via: da domani in tutta Italia le Ferrovie riattiveranno 80 “frecce” e 48 intercity, più 4.653 corse regionali. Ma niente test in batteria all’arrivo in stazioni e aeroporti. Perfino il questionario da compilare e conservare in una banca dati regionale per due settimane sembra ormai un’idea tramontata, quasi ovunque. L’unica a rilanciarla, ieri, è stata la Sardegna, che dopo avere proposto il “passaporto sanitario” nei giorni scorsi, ha ipotizzato un «questionario» per i turisti, così ha detto il governatore Solinas, proponendo anche un incentivo, una sorta di voucher, a chi sceglierà di sottoporsi al test prima d’imbarcarsi. I moduli in ogni caso saranno compilati «volontariamente e nel rispetto della privacy», questo è l’input arrivato dal ministro Boccia. Anche la Puglia chiede ai turisti di registrarsi, mentre in Sicilia da venerdì sarà attiva un’app parallela a Immuni, “Sicilia Sicura”, pure quella rigorosamente «facoltativa», che permetterà a chi sbarca sull’isola di poter ricevere l’assistenza dell’unità sanitaria per i turisti.
Nel Lazio, dove fino all’altro ieri si ipotizzava il tracciamento degli arrivi dal Nord e i test rapidi ai passeggeri, alla fine restano i termoscanner già attivi da marzo (torneranno alla stazione Termini e rimarranno operativi a Fiumicino) per misurare la febbre ai viaggiatori. Chi supera i 37 gradi e mezzo, dopo un triage, sarà accompagnato ai drive-in sanitari per il tampone del Covid. Solo in caso di positività la Regione chiederà la lista dei compagni di viaggio del contagiato. Stessa filosofia della Campania: anche qui, niente questionari, nemmeno volontari, ma test sierologici solo a chi ha la febbre nei grandi scali di Napoli e Salerno.
Roma «è la Capitale e va tutelata», ha rimarcato ieri il governatore del Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti. «È il cuore dello Stato, ci sono i principali snodi ferroviari e aeroportuali del Paese. Compito delle istituzioni è difenderla». «Qualche quota di rischio va presa, altrimenti non apriremo mai», ha detto ieri il presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, mediatore in queste settimane tra le richieste dei governatori e l’esecutivo. Una trattativa che alla fine sembra concludersi senza strappi. Anzi, c’è perfino chi, come la governatrice calabrese, Jole Santelli ironizza su possibili bonus mangerecci: «La Calabria è aperta a tutti e a chi viene gli si offre una cena».
Tra i virologi c’è molta più cautela. Ancora si aspettano i risultati delle riaperture del 18 maggio - dati attendibili si avranno intorno all’8 giugno - e il via libera agli spostamenti ovunque, senza controlli, rischia di avere un impatto ancora maggiore. «Dal punto di vista dei rischi epidemiologici, probabilmente in Lombardia si sarebbe dovuto aspettare di più - commenta Massimo Andreoni, direttore della Società italiana di Malattie infettive - Anche lo slittamento di una settimana non sarebbe bastato per abbassare il numero dei contagi significativamente. E il fatto che una persona proveniente da quella zona abbia più possibilità di essere un soggetto portatore del Covid rispetto a chi arriva dal resto d’Italia è indiscutibile. Il rischio non è altissimo, ma c’è».
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Il Gazzettino