Renzi: «L'esito del referendum? Io resto finché posso cambiare. Di certo non resto a galleggiare»

«Io nella palude non ci resto se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri che son bravi a galleggiare». Nella 'casa' di Fabio Fazio, laddove...

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«Io nella palude non ci resto se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri che son bravi a galleggiare». Nella 'casa' di Fabio Fazio, laddove legò la sua permanenza al governo all'esito del referendum, Matteo Renzi torna ad evocare le sue dimissioni in caso di vittoria del No. E lo fa in un contesto in cui il premier lega a doppio filo la voglia di cambiamento che c'è nel mondo - testimoniata dalla vittoria di Donald Trump negli Usa - al Sì a delle riforme che Renzi interpreta come un «salto» di cui non bisogna aver paura. Il bivio referendum, insomma, è una scelta tra passato e futuro, rimarca il premier a Che tempo che fa. Ed è un bivio che, in qualche modo, riguarda lui stesso.


«Potere non è un sostantivo, ma un verbo. Uno sta al potere finché può cambiare, se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri», spiega, inducendo il conduttore a incalzarlo proprio sull'ipotesi delle sue dimissioni. Ipotesi sulla quale se da un lato il premier ribadisce di aver sbagliato a personalizzare dall'altro osserva: «la politica non è l'unica cosa nella vita». Renzi, di fatto, non intende essere paragonato a quell'establishment che, oltreoceano, è stato fattore determinante per l'esito delle presidenziali. «Penso che Trump ha interpretato il cambiamento in maniera più radicale rispetto a Clinton», spiega il capo del governo, ribadendo la sua vicinanza ai Democratici e sottolineando come la presidenza Obama abbia «segnato la storia».

Ma ciò che è successo negli Usa, sebbene non è assolutamente detto che accada in Italia, non può essere sottovalutato. «La gente vuole scegliere il cambiamento», sottolinea Renzi, che individua proprio nel Sì alle riforme il punto chiave di un cambiamento in Italia. Una riforma che, ricorda,
«in Parlamento è stato votato da tutto il Pd, FI e da Mario Monti. Poi quando la riforma è stata fatta quelli che hanno votato Sì improvvisamente hanno fatto come il cavallo che si ferma davanti all'ostacolo», sottolinea Renzi dicendosi, per la prima volta in maniera netta, «d'accordo con le modifiche contenute nel documento Pd sull'Italicum».

La legge elettorale, ribadisce tuttavia il Premier rivolgendosi soprattutto alla minoranza del suo partito, è cosa ben separata dal referendum. E
«il referendum non è il Congresso del Pd e chi lo vuole deve aspettare» a dopo il 5 dicembre, avverte. Nel frattempo c'è il rush finale della campagna da affrontare.


«Da qui a 20 giorni gli italiani decidono il loro futuro», è l'appello di Renzi secondo cui, con un'Italia più semplice, «si torna protagonisti in Ue e nel mondo». Un'Europa dove l'Italia - ribadisce - se non saranno rispettate le regole sui migranti farà sentire la sua voce al momento della chiusura del bilancio. Un'Europa che non può essere quella degli euroscettici ma neanche quella delle tecnicalità, insiste il Renzi tornando a promuovere «un'Ue degli ideali». Un'Europa che, nel 2017, dovrà anche affrontare il fenomeno Trump. «La sua vittoria è stata una sorpresa per tutti, è difficile capire che presidente sarà ma penso che il Trump presidente sia diverso dal candidato», spiega Renzi assicurando sui rapporti Usa-Italia: «sono ottimista sul fatto che istituzionalmente continueremo a lavorare bene». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino