Renzi: «Vicina intesa con Ue sui conti Chiuderemo meglio dei francesi»

Renzi: «Vicina intesa con Ue sui conti Chiuderemo meglio dei francesi»
BRUXELLES - Lo psicodramma sulla legge di stabilità innescato dalla bacchettata epistolare della commissione europea si concluderà, a meno di sorprese, nel primo pomeriggio. ...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
BRUXELLES - Lo psicodramma sulla legge di stabilità innescato dalla bacchettata epistolare della commissione europea si concluderà, a meno di sorprese, nel primo pomeriggio.




E la chiave di soluzione saranno proprio quei decimali e quelle virgole poco graditi a Matteo Renzi, in un comune destino con la Francia nella partita per il taglio del deficit strutturale. A rivelarlo è il premier in persona uscendo alle 9.30 dal suo hotel di Bruxelles.



«Oggi ce la facciamo a chiudere?», chiede il cronista. E Renzi: «Speriamo proprio di sì, dipende a quanto chiude la Francia, dipende da quanto sta negoziando. Dov'è Gozi?!», fa ancora Renzi, cercando con lo sguardo e la voce il sottosegretario all'Europa.



Gozi si fa avanti: «I francesi stanno trattando a 0,50 per cento». Renzi sforna un'espressione soddisfatta imboccando, tracolla e trolley in pugno, la scala mobile che conduce in strada. «Vuole chiudere alla pari con la Francia?!», insiste il cronista. E Renzi: «Alla pari?! Ma nooooo. Noi italiani andremo molto meglio» e nel pronunciare l'ultima parola quasi inciampa nei bagagli rischiando di precipitare per la scala mobile.



Frase e situazione che rivelano e insegnano due cose. La prima: presumibilmente oggi al Consiglio europeo, l'Italia chiuderà l'accordo su un taglio dello 0,3 per cento del deficit strutturale, gettando sul piatto i 3,4 miliardi accantonati da Pier Carlo Padoan, il ministro dell'Economia. E sarebbe un discreto successo, visto che il presidente della Commissione uscente, José Manuel Barroso, chiedeva lo 0,5-0,7 (tra gli 8 e gli 11 miliardi). Un successo dettato anche dalla difficile situazione francese che ha un rapporto deficit-Pil stratosferico, al 4.4 per cento.



Il secondo insegnamento: i premier che si portano le valigie da soli sono smart e anti-politici, ma rischiano l'osso del collo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino