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Dopo due anni e mezzo di pandemia, la voglia di sentirsi liberi gli italiani devono averla preso troppo alla lettera, anche quando scelgono gli abiti da indossare in vacanza. Se infatti in passato la canotta scollata o i pantaloncini troppo corti facevano storcere il naso soltanto a qualche parroco - costretto poi ad affiggere una locandina in bella vista sul dress code in chiesa - la questione del vestiario ora tiene banco persino nei consigli comunali. L’abitudine dei vacanzieri a non indossare le magliette mentre si spostano spensierati per strada, vanno a fare la spesa, e poi si fermano a prendere un caffè al bar, per i sindaci deve essere contrastata, anche con le maniere forti.
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LE NUOVE REGOLE
L’ultimo in ordine di tempo a mettere nero su bianco le regole su come vestirsi è stato il sindaco di Sorrento, Massimo Coppola. Secondo il primo cittadino, la norma di decoro serve per arginare «un malcostume e comportamenti che vengono avvertiti dalla generalità delle persone come contrari al decoro e alla decenza». La sanzione prevista per l’inosservanza del provvedimento varierà da 25 a 500 euro. Agli agenti della polizia municipale, il compito di vigilare e fermare i trasgressori. Ma la questione della mancanza di decoro nell’abbigliamento non è nuova, e soprattutto mette d’accordo diverse amministrazioni comunali da nord a sud d’Italia. A Caorle, nel Veneziano, il sindaco Marco Sarto ha spiegato che il costume va benissimo in spiaggia e nei lungomari, ma in centro storico serve il dovuto rispetto. Quindi, nell’antico borgo marinaro, soprattutto vicino alle chiese, guai a circolare a torso nudo e in abiti succinti. I vacanzieri sono stati avvisati.
LA SARDEGNA
Non ha intenzione di chiudere un occhio nemmeno il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Nel nuovo regolamento di polizia urbana è stato indicato senza giri di parole che è vietato rimanere in costume o a torso nudo «al di fuori dagli stabilimenti balneari o dalle zone a ciò destinate». E sempre in Sardegna, anche il sindaco di Villasimius (provincia del Sud Sardegna), Gianluca Dessì, ha deciso di mettere un freno alla libertà di andare in giro seminudi: nei giorni scorsi ha firmato tre nuove ordinanze per garantire la «tutela del decoro urbano, migliorare la civile convivenza e la vivibilità negli spazi pubblici».
LE ALTRE CITTÀ
Ma se il senso del decoro, spesso superato dall’abitudine a vestirsi senza badare troppo alla suscettibilità altrui, è addirittura finito nell’agenda dei sindaci delle località turistiche, non può stare tranquillo nemmeno chi amministra una città senza spiagge. Per concedersi una bella esposizione al sole, magari senza lasciare i segni del costume, basta infatti anche un prato o una villa comunale in qualunque città. E così alla fine al Parco Nord di Milano hanno deciso che non sarà più possibile prendere il sole in topless e tanga: il nuovo regolamento, che dovrà però essere votato dal Comune, prevede multe dai 300 euro in su.
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