In primo grado fu condannato a due anni e otto mesi per aver sparato ed ucciso un rapinatore in casa. Oggi, a distanza di dieci anni, i giudici gli hanno riconosciuto la legittima...
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«Finalmente giustizia è fatta - il commento del commerciante, oggi 41 enne -, anche se ho dovuto aspettare dieci lunghissimi anni per me oggi finisce un incubo». I fatti risalgono a dieci anni fa, quando l'uomo, di rientro nel suo villino nella zona a sud-est di Roma, trovò ad aspettarlo due malviventi armati, entrambi italiani, che avevano legato ed imbavagliato già la sua compagna. «Fai il bravo o ti ammazziamo», lo minacciarono. E così anche lui finì immobilizzato in casa, mentre i rapinatori facevano incetta dell'incasso del negozio e dei preziosi che la coppia aveva in casa. In un momento di distrazione il commerciante riuscì a liberarsi e cercò di fermare i due malviventi. Ne nacque una colluttazione, durante la quale l'uomo riuscì a sfilare la pistola ad uno dei due rapinatori sparandogli ad una gamba. Il proiettile colpì l'arteria femorale, lasciando senza scampo il malvivente che morì poco dopo. Il complice, invece, riuscì a darsi alla fuga ed è tutt'oggi latitante. Con l'accusa di omicidio colposo per eccesso colposo di legittima difesa, il commerciante fu poi condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi. Oggi la Corte d'Appello lo ha prosciolto «perché il fatto non costituisce reato» riconoscendo la legittima difesa.
«Prima della mia arringa avevo chiesto ai giudici un rinvio in attesa dell'approvazione della legge sulla legittima difesa domiciliare - spiega Daniele Bocciolini, uno degli avvocati difensori, insieme con Floria Carucci dello studio Marazzita -, ma la Corte ha ritenuto di poter decidere nel merito ribaltando totalmente la sentenza di condanna di primo grado, riconoscendo comunque nel caso di specie la legittima difesa.
Il Gazzettino