Rai, Foa non ha i numeri Forza Italia vota contro Lega

La maggioranza tiene fermo il nome di Marcello Foa per la presidenza della Rai e Forza Italia fa altrettanto negando all'ex alleato leghista i voti che mancano al giornalista...

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La maggioranza tiene fermo il nome di Marcello Foa per la presidenza della Rai e Forza Italia fa altrettanto negando all'ex alleato leghista i voti che mancano al giornalista per essere eletto e guidare il cda di viale Mazzini.

La rottura sembra ormai certa e il dado verrà tratto dopodomani quando Alberto Barachini, presidente della Vigilanza, aprirà i lavori della Commissione che ha all'ordine del giorno la nomina del presidente proposto dal governo. Il nome del giornalista sovranista - attuale ad del giornale del Canton Ticino, difeso da due giorni pubblicamente dai grillini - è stato indicato presidente di viale Mazzini in quota Lega insieme all'ad Fabrizio Salini voluto dal M5S.

Ma se quest'ultimo non deve passare al vaglio della Vigilanza, la legge prevede che il presidente venga eletto con i due terzi degli aventi diritto. A Foa servono quindi ventisette dei quaranta voti della Commissione per essere eletto, ma Forza Italia continua a chiedere alla Lega che il nome di Foa venga ritirato per avviare la trattativa su un altro nome che rappresenti una garazia almeno per il centrodestra.

IL CENCELLI
Un problema non da poco per Salvini che con Di Maio ha trattato per giorni un complicato equilibrio destinato a reggere anche nel consiglio d'amministrazione della Rai che al momento debito dovrà votare le nomine dei direttori di tg e reti e approvare palinsesti e strategie. Senza Foa, o un nome perfettamente schierato con la maggioranza giallo-verde, i due vicepremier - e con essi l'ad - rischiano infatti di non avere nel cda i numeri al sicuro. Soprattutto quando e se il cda sarà chiamato a valutare eventuali ingaggi di esterni per le direzioni o i programmi. Ieri sia il presidente che il vicepresidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi e Antonio Tajani, hanno parlato di «logica spartitoria», di «pessimo segnale», ma soprattutto hanno puntato il dito contro un nome calato dall'alto senza che ci sia stato quel confronto che di fatto la legge prevede quando chiede l'elezione con i due terzi della Commissione.

Ieri non sembrano esserci stati contatti tra Berlusconi e Salvini. Con la Lega che continua a mantenere con decisione il punto sul nome di Foa sfidando di fatto i forzisti a votare con il Pd. FI non sembra però avere dubbi e mette in conto anche la rottura politica con l'alleato anche se c'è una parte del partito, l'ala vicina al presidente della Liguria Giovanni Toti, che spinge per trattare con Salvini qualche strapuntino a viale Mazzini visto che il resto delle nomine più importanti, per direzioni e reti, sono state già spartite tra leghisti e grillini. Anzi, FI è convinta che proprio facendo saltare Foa - e mettendo in crisi gli equilibri nel cda -può saltare l'accordo che Salvini e Di Maio hanno stretto.


«Non c'è alcun do ut des- sostiene l'azzurro Giorgio Mulè - non ci sono partite o contraccambi. La questione è tutta politica, serve una figura di garanzia e condivisa dai 2/3 della Vigilanza Rai. Una maggioranza che Lega e 5 Stelle non hanno. Non c'è alcuna merce di scambio».
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Il Gazzettino