La morte di Nathan Labolani, il ragazzo di 19 anni, ucciso durante una battuta di caccia al cinghiale perché scambiato per una preda continua ad essere avvolta nel giallo....
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Particolari che gettano ancora più ombre sulla vicenda. Labolani è stato ucciso domenica scorsa nei boschi di Apricale, da un colpo di fucile all'addome esploso, da un cacciatore di 29 anni, di Ventimiglia, indagato per omicidio colposo. Ma cosa ci faceva il ragazzo in quella zona di caccia?
Nathan non aveva il porto d'armi, eppure pare proprio che quel fucile con la matricola abrasa fosse nelle sue disponibilità. Chi glielo ha dato? A chi appartiene quell'arma clandestina? E se il ragazzo non faceva parte delle due squadre di cacciatori cosa stava facendo? Accanto al suo corpo, oltre al fucile, i soccorritori e gli investigatori hanno trovato anche uno zainetto con una cinquantina di munizioni. La Procura di Imperia ha sequestrato tutti gli effetti personali del giovane, che era nel bosco in tenuta da caccia.
Al momento del tragico incidente, Nathan si era accovacciato dietro un cespuglio. Per quale motivo? Forse non voleva farsi vedere dai cacciatori? Domani il medico legale Sara Lo Pinto, di Genova, effettuerà l'autopsia. Servirà a capire la morte del giovane, avvenuta dopo breve agonia e dopo aver ricevuto una telefonata dal padre al quale il ragazzo ha detto «Papà, papà, mi hanno sparato alla pancia; mi hanno sparato alla pancia», ma non chiarirà la vicenda.
«Dicano tutta la verità - ha detto il padre della vittima, Enea Labolani -.
Il Gazzettino