Violentata da quello che pensava essere un tassista, poi abbandonata in strada al buio e tra le sterpaglie: l'incubo subìto da una ragazza di appena vent'anni...
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I fatti risalgono al maggio dell'anno scorso, quando una ventenne cittadina inglese residente in città da qualche mese, dopo avere trascorso la notte con alcune amiche presso diversi locali, si era ritrovata da sola in via Roma intorno alle 4 del mattino ed era salita su una macchina credendo si trattasse di un taxi. L'autista invece di riportarla a casa l'aveva condotta in un luogo isolato, a Brancaccio, dove in auto aveva abusato di lei e l'aveva rapinata del cellulare e dei soldi, abbandonandola al buio. La ragazza aveva camminato tra i rifiuti ed era riuscita a raggiungere l'autostrada e solo dopo avere percorso più di un chilometro aveva trovato soccorso.
LA SERATA DA INCUBO Era il 13 maggio dello scorso quando la giovane inglese di 20 anni, da alcuni mesi a Palermo, stava tornando a casa in via Roma dopo aver trascorso la nottata con due cugine e la sorella. Si era allontanata dalla comitiva dopo qualche bicchiere di troppo in cerca di un taxi per tornare a casa. A fermarsi, però, non è stato un tassista, ma secondo le indagini della squadra mobile di Palermo, proprio Biuso. Quell'uomo, affermano gli investigatori, l'avrebbe violentata, abbandonandola tra le sterpaglie accanto al centro commerciale Forum a Brancaccio.
La giovane fu soccorsa all'alba da una guardia giurata che la vide rannicchiata sotto il ponte di via Giafar. La 20enne è arrivata a Palermo a gennaio del 2017 per un progetto universitario di insegnamento in una scuola della provincia. Per risalire all'uomo che l'avrebbe violentata gli agenti della squadra mobile hanno passato al setaccio le immagini dei sistemi di videosorveglianza di via Roma, piazza Sant'Anna e Corso Vittorio Emanuele. Nei filmati si nota una vettura che procede in via Roma. L'automobilista non appena vede la donna sola fa retromarcia.
Le indagini iniziate immediatamente sono state molto articolate e complesse e hanno permesso di individuare l'indagato del quale si era in possesso solo di alcune immagini sfocate e del modello e colore dell'auto. Determinante è stato anche il ruolo del Gabinetto Provinciale della Polizia Scientifica che attraverso gli operatori del laboratorio di biologia ha individuato sui vestiti della donna il profilo genetico dell'aggressore e lo ha confrontato con quello estratto dai reperti che con grande abilità sono stati acquisiti dal personale della squadra mobile, identificando l'autore del grave reato nell'arrestato. Il provvedimento è stato emesso dal Gip Roberto Riggio, su richiesta della pm Giorgia Righi del pool dei reati sessuali, coordinato dal Procuratore aggiunto Ennio Petrigni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino