​Quirinale, kingmaker: chi sono, cosa fanno e perché. Ma nei partiti regna la confusione

A meno di una settimana dalla prima votazione non si comprende chi abbia o potrebbe avere il bandolo della matassa

Per ora l’unico e vero kingmaker è la confusione. A meno di una settimana dalla prima votazione non si comprende chi abbia o potrebbe avere il bandolo della matassa....

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Per ora l’unico e vero kingmaker è la confusione. A meno di una settimana dalla prima votazione non si comprende chi abbia o potrebbe avere il bandolo della matassa. In altre occasioni era più facile perché c’era una maggioranza compatta e anche se spesso si è visto che lo era solo sulla carta per alcune soluzioni, è bastato cambiare e trovare, magari in là con le votazioni, il nuovo Presidente della Repubblica.

Stavolta in molti provano a dare le carte, ma spesso si scopre, alla prima calata, che si tratta del due di coppe.

 

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Kingmaker e mediatori

Tra kingmaker e mediatori più o meno occulti si ritrovano, ovviamente, anche decine di millantatori. Ovvero coloro che promettono voti, anche a pacchetto, che poi si rivelano inesistenti. Chi smania di più per assurgere al ruolo di grande regista dell’imminente elezione è senza dubbio Matteo Salvini che si sente investito del ruolo  in virtù dei sondaggi, del ruolo di leader del centrodestra e di azionista dell’attuale governo

Salvini sta facendo di tutto per non dover dare ragione a Giancarlo Giorgetti che qualche settimana fa aveva pronosticato lo sbarco di Mario Draghi al Quirinale

Vorrebbe gestire in prima persona la trattativa a nome di tutto il centrodestra, ma un Silvio Berlusconi quasi-candidato non gli molla il boccino. Dietro Salvini sono in molti a pensare che ci sia la “mano” del quasi suocero Denis Verdini e la mail rivelata giorni fa dal Tirreno lo conferma. 

 

La sinistra e la linea comune

A sinistra non va molto meglio. Giuseppe Conte, leader del M5S avrebbe sulla carta tutto il diritto di avanzare proposte visto che guida il partito che nel 2018 prese più del 30%. Malgrado le defezioni i gruppi grillini sono ancora i più numerosi, ma ricondurli a una linea comune è difficile se non impossibile. E così di “capibastone” nel MoVimento ce ne è più di uno. Oltre a Conte spicca il ruolo di Luigi Di Maio del ministro Stefano Patuanelli, mentre Beppe Grillo è silente e sembra volersi tirare fuori dalla partita per non complicare ancor più il lavoro di Conte.

Ma se dietro Salvini c’è Verdini, alle spalle di Conte ci sono il duo Bettini e D’Alema. I due forniscono consigli anche se, essendo abituati al centralismo democratico, faticano a capire i meccanismi della presunta democrazia diretta che porterà probabilmente Conte a dover sottoporre alla piattaforma degli iscritti la scelta del candidato a Cinquestelle.

Nel Pd della ritrovata armonia si muove solo il segretario Enrico Letta il quale avendo anche un rapporto familiare con uno dei più ascoltati consiglieri del Cavaliere, Gianni Letta, potrebbe avere feedback diretti sugli umori di Arcore.

 

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Il Gazzettino