Pugni e calci al centro commerciale: Perugia, stroncata baby gang

Pugni e calci al centro commerciale: Perugia, stroncata baby gang
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PERUGIA - Alle prime ore dell’alba, i carabinieri di Corciano hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare del collocamento in comunità, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale per i minorenni di Perugia, tre adolescenti di origine albanese (di età compresa tra i 15 e i 16 anni), nei cui confronti sono emersi, a vario titolo, gravi, univoci e concordanti elementi di colpevolezza in ordine al reato di lesioni aggravate, commesso ai danni di un 19enne, operaio, di nazionalità marocchina.


I fatti risalgono allo scorso mese di febbraio, allorquando la vittima, a seguito di una banale lite intercorsa per futili motivi con gli odierni indagati presso un noto Centro Commerciale dell’hinterland perugino, veniva aggredita dai medesimi con calci e pugni, anche dopo essere rovinata a terra, riportando gravi lesioni al volto, tra cui fratture, con una prognosi complessiva di cinquantuno giorni. Nella circostanza, il giovane veniva soccorso da personale del “118” e trasportato presso l’ospedale “Santa Maria della Misericordia” per gli accertamenti clinici e le prime cure necessarie.

Le immediate indagini svolte dai carabinieri, intervenuti sul posto a seguito dell’evento criminoso, indirizzate anche dalle dichiarazioni dei numerosi testimoni presenti, dai riconoscimenti fotografici e dall’analisi delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza, di cui il Centro Commerciale è dotato, hanno consentito di identificare gli autori del violento pestaggio, evento che ha determinato forte preoccupazione collettiva.
Peraltro, gli stessi giovani, nel corso dei mesi, avevano costituito una sorta di baby gang, i cui atti vandalici e comportamenti violenti avevano spesso generato timore negli avventori del centro commerciale e dell’intera zona.
L’operazione odierna costituisce, quindi, un importante riscontro all’attenzione rivolta da parte delle Forze di Polizia e dell’Autorità Giudiziaria, alla particolare fenomenologia criminale, i cui attori sono, frequentemente, minori con gravissime difficoltà socio – relazionali. L’episodio di febbraio è, altresì, sintomatico di una forma di “insofferenza” da parte di soggetti (nel caso specifico minori non accompagnati) nei confronti delle Leggi del nostro Stato dal quale sono stati accolti per essere avviati verso un corretto percorso educativo e di crescita, implicante l’acquisizione di un minimo senso di rispetto per il prossimo, per una completa integrazione e la realizzazione della civile e pacifica convivenza. Nel caso di specie, l’irrogazione di una misura cautelare più afflittiva, quale, appunto, quella della custodia cautelare in carcere, è stata resa impossibile dai limiti edittali previsti dalla norma penale; tuttavia, all’eventuale riproporsi di analoghi comportamenti, per i medesimi sarà inevitabile subire misure maggiormente afflittive della libertà personale.


I giovani, espletate le formalità di rito, sono stati accompagnati presso comunità educative dislocate nel centro Italia, ove permarranno a disposizione dell’Autorità Giudiziaria alla quale dovranno rispondere per le gravi accuse formulate. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino