Il rapinatore ha altri due alias: processo da rifare dopo 17 anni

Il rapinatore ha altri due alias: processo da rifare dopo 17 anni
Capire la complessità della giustizia italiana non è facile. Per farlo forse basta raccontare quello che accade nelle aule di giustizia, dove ogni giorno si...

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Capire la complessità della giustizia italiana non è facile. Per farlo forse basta raccontare quello che accade nelle aule di giustizia, dove ogni giorno si celebrano decine e decine di processi. Come nel caso di Ilir Bacaku, 42 anni, albanese, quasi quindici anni fa condannato in contumacia in primo grado dal Tribunale di Teramo per aver rapinato un imprenditore del posto a 4 anni e 8 mesi di reclusione e 1.500 euro di multa. Ieri il suo caso è tornato in aula, a Teramo, dopo due ricorsi in Appello, perché l’imputato era conosciuto anche con altri due alias e nessuno lo ha mai cercato con quei nominativi. Per i giudici aquilani, insomma, che hanno accolto l’ultimo ricorso presentato da un difensore d’ufficio ma anche dichiarato la nullità della sentenza impugnata e disposto la trasmissione degli atti al giudice di primo grado, «non vi era la prova positiva del fatto che l’istante avesse avuto effettiva conoscenza del procedimento a suo carico». Quando, cioè, era stato dichiarato irreperibile sulla base di ricerche disposte solo con riferimento al nominativo Ilir Bacaku e non anche con gli alias Gionj Ilie.


«In definitiva – si legge - la sentenza impugnata è stata emessa sulla base di una erronea dichiarazione di irreperibilità dell’imputato e di una conseguente erronea dichiarazione di contumacia, le quali hanno comportato una palese ed evidente violazione del diritto di difesa del medesimo». Una difesa davvero lunga per l’albanese, che dopo la prima sentenza di condanna del Tribunale nel 2003, ha ottenuto una riqualificazione del reato in Appello, nel 2011, da rapina in furto in abitazione aggravata con la concessione delle attenuanti generiche e la rideterminazione della pena ad un anno e 6 mesi di reclusione e 450 euro di multa. L’uomo, con tre alias, sarebbe entrato la notte del 13 agosto del 2001 in casa di un noto imprenditore teramano, l’avrebbe narcotizzato e poi gli avrebbe rubato l’auto e 500mila lire oltre ad un telefono Nokia. Le date di questa vicenda parlano da sole. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino