Pedopornografia, 10mila foto di bambini archiviate nel pc e nel telefonino, arrestato ragazzo di 23 anni

Pedopornografia, 10mila foto di bambini archiviate nel pc e nel telefonino, arrestato ragazzo di 23 anni
Quando hanno aperto la porta della loro abitazione tutto pensavano tranne la circostanza di trovarsi davanti agenti della Polizia postale giunti per arrestare il loro figlio di 23...

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Quando hanno aperto la porta della loro abitazione tutto pensavano tranne la circostanza di trovarsi davanti agenti della Polizia postale giunti per arrestare il loro figlio di 23 anni dalla doppia personalità: ragazzo incensurato di buona famiglia ma presunto pedofilo capace di conservare qualcosa come 10mila foto di minori schedati in base all’età o in base alla tipologia del rapporto sessuale. E’ accaduto due giorni fa in città, all'Aquila,  quando il personale specializzato della Polizia di Stato nei reati che sempre più avvengono sulla rete sono piombati nell’abitazione di D.A. per arrestarlo con l’accusa di detenzione o accesso di materiale pedopornografico. A quanto pare a dare il via all’attività di indagine da parte della procura dell’Aquila (pm Roberta D’Avolio), una segnalazione giunta agli investigatori da parte di una agenzia nazionale americana specializzata nella ricerca di bambini scomparsi e sfruttati.


Increduli i genitori del giovane nel non aver compreso di aver vissuto in questi anni con un figlio che guardava e archiviava - è questa l'accusa - immagini dal contenuto pedopornografico sulle quali anche la giustizia italiana non fa sconti. L’abitazione dell’indagato è stata perquisita. La Polizia postale ha portato via il cellulare ed il pc di proprietà del 23enne all’interno del quale da una prima visione vi sarebbero custoditi ben 16 gigabyte di immagini con minori in atteggiamenti espliciti. Dopo aver trascorso la notte nella camera di sicurezza della Questura il ragazzo (assistito dall’avvocato Riccardo Lopardi) è comparso ieri mattina per la convalida dell’arresto. In aula il legale ha eccepito la genericità della contestazione che prevede tre ipotesi di reato, la mancanza del pericolo di fuga e della reiterazione del reato visto che a suo parere si sarebbe potuto procedere all’inibizione di accesso all’utilizzo di internet. Messa in discussione anche la flagranza del reato anche se per l’accusa il ritrovamento dei file, la detenzione, rende di fatto il reato permanente. Al termine il gip del Tribunale dell’Aquila, Giovanni Spagnoli ha concesso i domiciliari. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino