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LE ANALISI
Su quello della Romano, che continuava a squillare quando la donna era ormai in terra nell'androne del palazzo, e su quello del suo assassino, l'assistente capo Massimiliano Carpineti, di 13 anni più giovane che dopo circa trenta minuti dall'omicidio della donna ha deciso di togliersi la vita sparandosi due colpi: uno alla gamba e il secondo sotto al mento. Non è un aspetto marginale questo perché se è vero che i due avevano interrotto una relazione, su volontà della Romano affetta da un cancro al seno e desiderosa di riavvicinarsi alla sua famiglia contravvenendo ai desideri dell'uomo, l'analisi sui dispositivi potrebbe chiarire almeno se si sia trattato di un vero e proprio agguanto. Come pure ipotizzavano alcuni condomini che giovedì mattina, hanno dato per primi l'allarme. Alcuni colleghi della Romano tengono a ribadire «la grande discrezione» che la poliziotta osservava per le sue vicende private. Che fossero la separazione in casa con il marito, il recente riavvicinamento o quel rapporto con Carpineti, nato sul posto di lavoro tempo fa ma - dicono in molti - «ormai concluso, lei cercava di allontanarlo». Le verifiche sui cellulari potranno accertare se l'uomo, originario di Cori con un matrimonio fallito alle spalle e problemi di depressione, si fosse accanito a tal punto da continuare a scriverle, a cercarla, a pretendere di incontrarla o se i due avessero avuto dei contatti anche recenti, la sera prima della tragedia, la mattina stessa.L'AGGUATO
«Aveva gli occhi sbarrati al soffitto, il corpo in una posizione strana, la borsa ancora in spalla e i documenti dell'Asl in una mano. Le ginocchia piegate e rivolte all'uscita. C'era sangue, tanto sul pavimento ma il suo volto non era sfregiato: è stata colpita alla nuca, quasi fosse stata un'esecuzione», raccontava Alfonso, un passato nell'Arma dei carabinieri e residente nello stesso palazzo dove pure vivono molti altri appartenenti alle forze dell'ordine. Non si può escludere, al momento, che Carpineti sia entrato nell'edificio e si sia nascosto aspettandola dopo aver preso alcuni giorni di ferie e sapendo (per il comune impiego) che la collega quel giovedì non sarebbe stata in ufficio. Giovedì mattina la Romano avrebbe dovuto sostenere una delle prime sedute di chemioterapia per il male che l'affliggeva. Quindi potrebbe averla colpita di sorpresa senza che la donna sapesse che era lì. Questo chiarirebbe l'agguato alle spalle seppur la vittima sia stata colpita altre due volte all'altezza dell'addome. Dirimenti pertanto l'autopsia e gli esami di ricostruzione balistica per accertare la traiettoria dei colpi, esplosi con l'arma di ordinanza dell'assistente capo.Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino