Pecorelli, l'ultima verità: «Ho trovato un tesoro: 250 chili di monete d'oro»

Davide Pecorelli
SAN GIUSTINO Se la Procura di Perugia è orientata ad archiviare...

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SAN GIUSTINO Se la Procura di Perugia è orientata ad archiviare il caso per l’insussistenza di reati in Umbria, in Albania i riflettori sono accesi e puntati su Davide Pecorelli. È lì che l’imprenditore di San Giustino era arrivato il 3 gennaio forse per cercare una soluzione ai suoi gravi problemi economici. E’ lì che avrebbe commesso reati: «distruzione di beni mediante incendio e danneggiamento di tombe». Nel fascicolo degli inquirenti d’oltre Adriatico sarebbe accertato il «ritrovamento di un teschio umano» nella Skoda Fabia data alle fiamme in una piazzola stradale ai confini del Kosovo. Per fare chiarezza si è mosso il sindaco di Puke che dopo le «prove in tutti i cimiteri e sulla base di un’informazione generale» ha concluso: «Non abbiamo violazione di tombe». Invece, un un accreditato opinionista televisivo picchia duro: «Il teschio per noi albanesi è un “dio eterno”». Insomma, al di là delle responsabilità penali, la profanazione di un sepolcro, probabilmente compiuta dal 45enne ex arbitro con l’aiuto di complici, indigna e colpisce la gente nel profondo. Un gesto che Pecorelli spiega a modo suo: «La situazione era drammatica ha detto ieri a la Vita in Diretta- ho pensato al suicidio ma prima sono andato a confessarmi, il prete ha suggerito di mettere le ossa nell’abitacolo». Il nome? «Non lo farò mai, mi ha salvato la vita». A quanto pare lo stesso sacerdote gli avrebbe consigliato il “buen retiro” in una comunità di religiosi vicino a Medjugorje, in Bosnia. Qui, prosegue, «il priore mi ha proposto di andare a prendere il tesoro nascosto così ho trovato tre casse contenenti 250 chili di oro zecchino in monete da 5 grammi». Infine, vuole essere convincente: «Ho le foto». Sicuro è che venerdì l’ha intercettato davanti a Montecristo, una vedetta dei carabinieri forestali di Follonica. Nel gommone in avaria aveva pala, piccozza, sacchi di iuta. Nell’albergo del Giglio, dov’era sceso da qualche giorno, i militari dell’Arma hanno trovato mappe dell’isola nella quale erano evidenziati tre punti buoni per sbarcare. Peccato che quel lembo di terra sia blindatissimo e che in quelle calette l’approdo è molto difficile senza un’attrezzatura adeguata. Una storia incredibile alla quale i primi a non credere sarebbero i familiari. L’attuale compagna, Ianita, albanese, sarebbe molto arrabbiata ed in tempi non sospetti aveva scelto di farsi tutelare dall’avvocato Giancarlo Viti. Presagiva qualcosa? Mentre papà Renato fa parlare il cuore: «Davide è così, ma gli voglio bene». Una storia incredibile smontata da una televisione privata del Paese delle Aquile. Per Top Channel, Cristiano, uno dei tanti alias usati da Pecorelli (Giuseppe, Francesco, Giuseppe Mundo gli altri), sarebbe arrivato a Valona a marzo, un paio di mesi dalla sparizione. Barba e capelli lunghi, come lunedì, quando è andato dal procuratore generale Raffaele Cantone e dall’aggiunto Giuseppe Petrazzini. I verbali finiranno alla Procura di Grosseto. A Valona ha trascorso l’estate tra passeggiate sul lungomare, partitelle a pallone, lunghe chiacchierate sorseggiando un buon brandy. Raccontava di essere uno scrittore impegnato con la storia del conte di Montecristo sull’isola di Sazan. Un’ossessione. Fino al 12 settembre, poche ore prima di ricomparire a Roma.

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Il Gazzettino