Pd, Renzi pronto alle dimissioni: «Voto a giugno e congresso subito»

Pd, Renzi pronto alle dimissioni: «Voto a giugno e congresso subito»
Dimissioni da segretario, congresso ad aprile ed elezioni a giugno. In mezzo il tentativo di aggiustare il sistema elettorale licenziato, con due sentenze, dalla Corte...

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Dimissioni da segretario, congresso ad aprile ed elezioni a giugno. In mezzo il tentativo di aggiustare il sistema elettorale licenziato, con due sentenze, dalla Corte Costituzionale. Matteo Renzi ha fretta. Non una novità, ma consumata l'attesa per le motivazioni della Consulta che ha giudicato il ballottaggio previsto dall'Italicum incostituzionale, l'ex premier pensa di riprendersi la scena proponendo domani alla direzione del Pd un timing molto stretto.


STRETTOIA
Renzi metterà la direzione davanti ad un bivio: elezioni a giugno - trasferendo l'Italicum anche al Senato spostando però il premio di maggioranza dal partito alla coalizione - o l'avvio del congresso del Pd da tenersi a primavera. La speranza dei renziani di stretta osservanza è quella di riuscire a fare bingo portando a casa sia il congresso che le urne. Votando il 25 giugno in un election day che metterebbe insieme le politiche e il primo turno delle amministrative. Un incubo per la sinistra del Pd che prepara le barricate e confida nel sostegno di altri due pesi massimi del partito: Dario Franceschini e Andrea Orlando. Il dibattito non si annuncia facile. Dopo la relazione del ministro Padoan sulla situazione dei conti pubblici e l'intervento del segretario si iscriveranno infatti a parlare tutti i big del partito e non solo della minoranza di sinistra. In platea ci saranno Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini, Gianni Cuperlo e Andrea Orlando. L'area che si rifà all'ex segretario è da tempo la più nervosa. Bersani e Speranza plaudono alla scelta di Renzi di indire il congresso ma ne contestano tempi e modalità. Soprattutto sostengono che la legislatura dovrebbe arrivare a compimento in modo da rimettere mano alla legge elettorale. Lo strappo della minoranza interna non è quindi escluso che possa consumarsi già domani anche se i pontieri sono al lavoro.

Anche se Renzi pensa di svolgere il congresso con le regole in vigore, dovrà bruciare i tempi convocando forse già in settimana l'assemblea del Pd dove formalizzare le dimissioni e costituire la commissione elettorale. «I tempi mi sembrano un po' strettini», ironizza Nico Stumpo. «Fissiamo regole civili e abbandoniamo i signori delle tessere al loro destino», si augura Gianni Cuperlo.

L'ex premier ha però molta fretta. Non intende concedere agli avversari interni il tempo per organizzarsi e ritiene che questo sia il momento giusto per ridimensionare i grillini che i sondaggi cominciano a dare in forte discesa anche a seguito delle vicende romane.

TENSIONE

Lo scontro in direzione è quindi dato per scontato, ma Renzi dovrà vedersela anche con i suoi due supporter principali, Franceschini e Orlando. Nei giorni scorsi molti contatti tra gli ultimi due per cercare una soluzione che impedisca l'ennesima scissione a sinistra. Le riserve più forti potrebbero arrivare dal ministro della Cultura il quale da tempo spinge affinchè il Parlamento metta mano seriamente ad una nuova legge elettorale. I problemi per Renzi potrebbero domani arrivare non da sinistra, ma da destra.

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Il Gazzettino