Dimissioni da segretario, congresso ad aprile ed elezioni a giugno. In mezzo il tentativo di aggiustare il sistema elettorale licenziato, con due sentenze, dalla Corte...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
STRETTOIA
Renzi metterà la direzione davanti ad un bivio: elezioni a giugno - trasferendo l'Italicum anche al Senato spostando però il premio di maggioranza dal partito alla coalizione - o l'avvio del congresso del Pd da tenersi a primavera. La speranza dei renziani di stretta osservanza è quella di riuscire a fare bingo portando a casa sia il congresso che le urne. Votando il 25 giugno in un election day che metterebbe insieme le politiche e il primo turno delle amministrative. Un incubo per la sinistra del Pd che prepara le barricate e confida nel sostegno di altri due pesi massimi del partito: Dario Franceschini e Andrea Orlando. Il dibattito non si annuncia facile. Dopo la relazione del ministro Padoan sulla situazione dei conti pubblici e l'intervento del segretario si iscriveranno infatti a parlare tutti i big del partito e non solo della minoranza di sinistra. In platea ci saranno Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini, Gianni Cuperlo e Andrea Orlando. L'area che si rifà all'ex segretario è da tempo la più nervosa. Bersani e Speranza plaudono alla scelta di Renzi di indire il congresso ma ne contestano tempi e modalità. Soprattutto sostengono che la legislatura dovrebbe arrivare a compimento in modo da rimettere mano alla legge elettorale. Lo strappo della minoranza interna non è quindi escluso che possa consumarsi già domani anche se i pontieri sono al lavoro.
Anche se Renzi pensa di svolgere il congresso con le regole in vigore, dovrà bruciare i tempi convocando forse già in settimana l'assemblea del Pd dove formalizzare le dimissioni e costituire la commissione elettorale. «I tempi mi sembrano un po' strettini», ironizza Nico Stumpo. «Fissiamo regole civili e abbandoniamo i signori delle tessere al loro destino», si augura Gianni Cuperlo.
L'ex premier ha però molta fretta. Non intende concedere agli avversari interni il tempo per organizzarsi e ritiene che questo sia il momento giusto per ridimensionare i grillini che i sondaggi cominciano a dare in forte discesa anche a seguito delle vicende romane.
TENSIONE
Lo scontro in direzione è quindi dato per scontato, ma Renzi dovrà vedersela anche con i suoi due supporter principali, Franceschini e Orlando. Nei giorni scorsi molti contatti tra gli ultimi due per cercare una soluzione che impedisca l'ennesima scissione a sinistra. Le riserve più forti potrebbero arrivare dal ministro della Cultura il quale da tempo spinge affinchè il Parlamento metta mano seriamente ad una nuova legge elettorale. I problemi per Renzi potrebbero domani arrivare non da sinistra, ma da destra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino