In questi giorni si è ritrovato protagonista di una bagarre giudiziaria e politica: Roberto Francese, il sindaco di Robbio che in aprile ha deciso di ignorare le direttive...
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Sindaco Francese, era a conoscenza della reazione del leader della Lega, Matteo Salvini, alla sua decisione di effettuare test sierologici in modo indipendente?
«Sapevo delle parole di Matteo Salvini per via indiretta, varie persone mi avevano parlato di questi messaggi, che io non ho mai ricevuto. Ero però a conoscenza del fatto che Salvini era molto arrabbiato, mi hanno detto che a Roma si stavano interessando a quello che stavo facendo».
E lei cosa ha risposto?
«Ho detto che non me ne fregava niente, dovevo fare gli interessi della mia comunità, che in quel momento era effettuare i test nel più breve tempo possibile, per mappare il contagio sul territorio. Questi messaggi sono stati confermati da Lorenzo Demartini - ex consigliere regionale leghista, ndr - che li avrebbe ricevuti in prima persona da Paolo Grimoldi. Lui gli aveva risposto che non capiva perché se la prendessero tanto. E sinceramente non riesco a capirlo neanche io, i loro test a Robbio non sono mai arrivati».
Pensa che ci fosse una strategia da parte della Regione e della Lega per favorire la Diasorin?
«Di queste cose se ne occuperà la magistratura. Io so solo che non abbiamo usato quei test perché non c'erano. Se ci fossero stati inviati per tempo, quando ne avevamo bisogno, li avremmo utilizzati. Quando mi hanno detto di aspettare ho risposto che non era possibile, perché le persone stavano morendo».
Dall'inchiesta emerge che anche altri amministratori locali lombardi avrebbero avuto problemi. Si sono mai confrontati con lei?
«Credo che in molti abbiano subito lo stesso trattamento, non ho prove dirette, ma se ne è parlato molto. Era una cosa risaputa».
Che cosa?
«Dell'accordo tra il San Matteo di Pavia e Diasorin si sapeva, eravamo al corrente del fatto che gestivano il monopolio del settore in Lombardia».
Nel senso che non c'erano alternative?
«Nel senso che si potevano utilizzare solo quei test, o almeno è quello che hanno dichiarato loro, dalla Regione.
Ha subito pressioni esplicite per non utilizzare strumenti alternativi?
«Non proprio. Ho ricevuto una serie di comunicazioni ufficiali che nella pratica ho poi ignorato. Mi hanno mandato mail dalla Ats e dall'assessorato regionale alla sanità dicendomi che non potevo utilizzare test alternativi, perché l'unica tecnologia provata e sicura era quella di Diasorin. Peccato che non fosse disponibile. Quindi a Robbio ci siamo organizzati in un altro modo e siamo riusciti a realizzare una mappatura del contagio utilizzando test di 4 differenti tipologie».
Dopo che sono stati diffusi i messaggi in cui lei veniva definito un «miserabile» qualcuno le ha telefonato dalla Lega o dalla Regione?
«Non mi ha chiamato nessuno. Mi evitano come la peste». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino