Stadio Roma, Parnasi a un suo collaboratore: «Ma che volevi ancora Renzi? Ha vinto la Lega»

C'è chi ha scelto di parlare convinto di chiarire ogni cosa e chi, invece, di fronte a contestazioni praticamente impossibili da negare, ha tentato di giustificarsi....

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C'è chi ha scelto di parlare convinto di chiarire ogni cosa e chi, invece, di fronte a contestazioni praticamente impossibili da negare, ha tentato di giustificarsi. «Quei 1.500 euro alla fondazione di Daniele Leoni? È vero, c'è il bonifico, ma si trattava di una cortesia, non di corruzione». 


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E il restyling del lungomare di Ostia, non era la contropartita per avere l'appoggio del capogruppo M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara? «Ero un tecnico, ho solo fatto il mio lavoro. Ci avevano chiesto un parere. Nessuna corruzione». È questo il senso della versione fornita durante l'interrogatorio di garanzia di fonte al gip Maria Paola Tomaselli da Luca Caporilli, dipendente della Eurnova del gruppo Parnasi, assistito dall'avvocato Michelangelo Curti. Per l'accusa, era un uomo di fiducia dell'imprenditore, «aveva il compito di mantenere i rapporti con le figure professionali ingaggiate per la mediazione illecita e con alcuni esponenti della pubblica amministrazione», si legge nell'ordinanza che lo ha fatto finire in carcere per associazione a delinquere, insieme al suo capo e ad altri quattro dipendenti. In una stanza dedicata di Regina Coeli, anche Gianluca Talone - «commercialista di fiducia» di alcune società del gruppo - ha scelto di parlare davanti al gip, ma solo per respingere tutte le contestazioni e per dire di non avere commesso nessuna attività illecita. Il suo avvocato, Gianluca Tognozzi, ha presentato istanza di riesame.

LA FOTO DI PARNASI CON PALOZZI



L'ASSESSORE
L'ex assessore regionale del Pd, Michele Civita, invece, ha riconosciuto di avere compiuto una «leggerezza, in buona fede», nel chiedere un aiuto per il figlio: «Ho chiesto a Parnasi se fosse possibile intervenire 3 mesi dopo che era concluso l'iter della conferenza dei servizi. Non ho mai violato la legge, le decisioni della conferenza di servizio erano pubbliche». Civita è ai domiciliari e anche i suoi legali hanno presentato istanza di scarcerazione. Il consigliere regionale ha sostenuto più volte di non aver mai favorito Parnasi. «Civita aveva con lui contatti assolutamente sporadici, è una persona che conosce in maniera occasionale - ha spiegato il suo avvocato, Luca Petrucci - Lanzalone invece era uno del Comune, con lui soltanto incontri istituzionali e formali».

Ha deciso di restare in silenzio il vicepresidente del consiglio regionale del Lazio, Adriano Palozzi, a cui Parnasi, per l'accusa, avrebbe erogato fatture per operazioni inesistenti per circa 25mila euro. Anche Giulio Mangosi, collaboratore della Eurnova assistito dall'avvocato Stefano Valenza, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.
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Il Gazzettino