Parisi: «Renzi non sfonda al centro, rifaremo il polo moderato»

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Andrà in vacanza? «Voglio lavorare e consegnare in fretta il progetto. Voglio dare una mano alla creazione di un progetto per la rigenerazione della politica, per ricostruire i fondamentali culturali di una piattaforma liberal-popolare. E' quello che mi ha chiesto il presidente Berlusconi, è quello che mi chiedono in tanti». Stefano Parisi non andrà in vacanza, dice di avere «sessant'anni», ma li compirà a novembre, è nato a Roma, parla alle «persone» e detesta la parola «gente», vive tra Milano e la Capitale, è stato socialista lombardiano, tifa giallorosso.


Economista del fare, manager, ragiona per obiettivi che schematizza in punti, il che lo aiuta a dare più forza a un progetto tutto in divenire e a dribblare le trappole dell'opposizione interna. Qui sta un piccolo paradosso, che Parisi vuole ignorare, sorvolando: le beghe sono dentro Forza Italia, ma lui in Forza Italia non mette piede. Due giorni fa i primi incontri li ha avuti nella sua casa ai Parioli, nel pomeriggio, quando è atterrato a Roma dopo aver perso il primo aereo prenotato da Milano. «Confesso?». Può essere un buon inizio. «Mi ero fermato a chiacchierare con alcune persone incontrate al gate, non ho sentito l'annuncio, il volo è decollato, sono finito in lista d'attesa e sono riusciti a infilarmi su quello successivo».

E allora, Parisi, partiamo dalle attese. Quanto ha impiegato per accettare la proposta di Berlusconi di candidarsi come sindaco di Milano?
«Circa due mesi; per me era un radicale cambio di prospettive. Volevo pensare all'azienda, mi piace creare valore e lavoro. E poi ho sessant'anni, ho lavorato tanto nella mia vita e speravo di avere ritmi meno intensi».
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Il Gazzettino