Città del Vaticano – L'aborto è un omicidio. Anche a poche settimane di vita sopprimere un feto (che è un essere umano) è come...
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Un comandamento che, «come muraglia che è a difesa del valore basilare nei rapporti umani: il valore della vita». Un valore che non è solo messo in pericolo dalle guerre, «dalle organizzazioni che sfruttano l’uomo, dalle speculazioni sul creato e dalla cultura dello scarto, e da tutti i sistemi che sottomettono l’esistenza umana a calcoli di opportunità, mentre un numero scandaloso di persone vive in uno stato indegno dell’uomo». Si tratta anche della vita che nasce. «Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? Io vi domando: è giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema? Cosa pensate voi? E’ giusto?» Da piazza San Pietro si alza un grido. No. Il Papa però riprende a parlare nel microfono e insiste. E’ giusto o no? La risposta che arriva dalla folla è la stessa. No. Francesco continua: «E’ giusto affittare un sicario per risolvere un problema?» La risposta è ancora no. «Non si può, non è giusto fare fuori un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema».
Il Papa indica che l’origine di violenza e rifiuto della vita è nella paura perché l’accoglienza dell’altro è una sfida all’individualismo:
«Pensiamo, ad esempio, a quando si scopre che una vita nascente è portatrice di disabilità, anche grave. I genitori, in questi casi drammatici, hanno bisogno di vera vicinanza, di vera solidarietà, per affrontare la realtà superando le comprensibili paure. Invece spesso ricevono frettolosi consigli di interrompere la gravidanza, cioè è un modo di dire: interrompere la gravidanza significa fare fuori uno, direttamente».
In realtà «un bimbo malato è come ogni bisognoso della terra», come un anziano che necessita di assistenza, come tanti poveri che stentano a tirare avanti: sono «un dono di Dio che può tirarmi fuori dall’egocentrismo e farmi crescere nell’amore», dice Francesco. E’ quindi la stessa «vita vulnerabile» ad indicare la via d’uscita per «salvarci da un’esistenza ripiegata su se stessa e scoprire la gioia dell’amore». E in questo senso, Francesco ringrazia più volte i tanti volontari, il volontariato italiano che – dice – è il più forte che io abbia conosciuto.
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Il Gazzettino