No al panino portato da casa a mensa a scuola. Parola di Cassazione. Un verdetto che ha scatenato subito la polemica. Non esiste un «diritto soggettivo» a...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il caso si riferisce a un contenzioso tra il comune di Torino e ministero dell'Istruzione e un nutrito gruppo di genitori. In primo grado, il tribunale aveva dato ragione all'amministrazione, ma la Corte d'Appello di Torino ha rovesciato il verdetto, affermando che i genitori possono scegliere il tipo di pasto, ma non dettare «le modalità pratiche» e organizzative, dove cioè consumarlo, anche perché ci sono da valutare degli aspetti igienico/sanitari.
«L'istituzione scolastica - sottolineano le Sezioni Unite della Cassazione, dando ragione a Comune e Ministero sulla libertà delle scuole di organizzare il servizio mensa - non è un luogo dove si esercitano liberamente i diritti individuali degli alunni né il rapporto con l'utenza è connotato in termini meramente negoziali, ma piuttosto è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità», con «regole di comportamento» e «doveri cui gli alunni sono tenuti», con «reciproco rispetto, condivisione e tolleranza».
Peraltro, spiegano i giudici, «i genitori sono tenuti anch'essi, nei confronti dei genitori degli alunni portatori di interessi contrapposti, all'adempimento dei doveri di solidarietà sociale, oltre che economica». E la questione posta «non è comparabile», come sostenuto dai genitori, con la scelta di non avvalersi dell'insegnamento di religione. In conclusione la Suprema Corte, formula un principio di diritto, secondo cui «un diritto soggettivo e incondizionato all'autorefezione individuale, nell'orario della mensa e nei locali scolastici, non è configurabile» e i genitori degli alunni non possono rivolgersi al giudice per «influire sulle scelte riguardanti le modalità di gestione del servizio mensa, rimesse all'autonomia organizzativa» delle scuole.
«La Cassazione a Sezioni Unite ha deciso: la scuola dell'obbligo gratuita da Costituzione è da buttare nel cesso, d'ora in avanti o paghi la minestra o salti la finestra (sempre che non ti portino via la casa per morosità)». E' questo il «commento a caldo» dei genitori che portano avanti la battaglia per il panino da casa contro il caro mensa sulla sentenza della Cassazione. Il post è stato pubblicato sulla pagina Facebook del gruppo «CaroMensa a Torino».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino