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GLI INQUIRENTI
L'inchiesta è quella relativa alla villetta di via Isernia, ad Ardea, trasformata in una residenza assistenziale per anziani che operava senza alcuna autorizzazione e dove uno degli ospiti si era aggravato ed era successivamente morto immediatamente dopo il ricovero in ospedale. Una struttura dove, secondo gli investigatori, i nonnini vivevano in condizioni igieniche precarie al punto che il sindaco della cittadina a sud di Roma, Maurizio Cremonini, la primavera scorsa, ne aveva ordinato la chiusura e poi lo sgombero.
Da quanto sarebbe emerso durante le indagini, la donna sarebbe a capo di un collaudato sistema di appropriazione del patrimonio economico e immobiliare di almeno tre anziani affetti da patologie psicofisiche. Le indagini degli agenti del commissariato di Anzio hanno infatti consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di altre quattro persone, tra cui una dottoressa, che hanno collaborato con la Tirrito affinché le vittime, almeno quattro nonnini, le rilasciassero il nullaosta per gestire il loro patrimonio, pensioni comprese. In un caso è stato anche accertato che, grazie alla complicità della dottoressa, sia stata falsamente certificata una capacità d'intendere di un ultra ottantacinquenne, per consentire che l'anziano sottoscrivesse una procura speciale a favore Tirrito per un immobile di pregio ad Anzio. Per chi indaga, in pratica, la donna avrebbe costretto la medica a certificare il buono stato di salute di almeno quattro ospiti, in realtà tutti con problemi psichici, per ottenere la procura generale e il nullaosta a gestire e vendere il loro patrimonio, disponendo così dei loro beni. Per questo il Gip ha ipotizzato nei confronti della dottoressa il falso ideologico e materiale, ordinandole l'obbligo di firma e l'interdizione per un anno dalla professione medica. Le indagini sono state avviate dal commissariato di Anzio, dopo la segnalazione ricevuta da alcuni conoscenti di una delle vittime. Secondo i vicini e gli amici l'uomo sarebbe stato raggirato mentre era ospite di quella che avrebbe dovuto essere una co-housing. Una soluzione di coabitazione tra anziani autosufficienti che, diversamente, non sarebbero riusciti da soli a fare fronte alle spese di affitto, bollette e badante.
Maricetta Tirrito aveva il ruolo di economa, ma per gli investigatori quella struttura sarebbe stata una residenza sanitaria assistita non autorizzata in cui gli ospiti avrebbero vissuto in condizioni igieniche precarie, in mezzo alla sporcizia, senza assistenza medica. A vivere in quella che era stata ribattezzata la "villetta degli orrori" anche una donna vittima di violenza e la figlia minorenne di cui si era fatta carico proprio la Tirrito, molto impegnata nella difesa dei diritti delle donne. Ma non solo. È conosciuta anche come paladina dell'antimafia. Aveva denunciato l'aggressione subita da don Antonio Coluccia, vittima di un tentato investimento stradale a Tor Bella Monaca.
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Il Gazzettino