La Spezia, operai picchiati e pagati 4 euro l'ora negli yacht di lusso: «Hai la febbre? Vieni a lavorare»

Pagati 4 euro l'ora per lavorare negli yacht di lusso: erano diverse decine i lavoratori sfruttati, perlopiù extracomunitari di provenienza bengalese, da una...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Pagati 4 euro l'ora per lavorare negli yacht di lusso: erano diverse decine i lavoratori sfruttati, perlopiù extracomunitari di provenienza bengalese, da una società con oltre 150 dipendenti che operava presso cantieri spezzini che realizzano yacht. Per questo la Guardia di Finanza del Comando provinciale della Spezia ha eseguito 8 ordinanze di cui 7 in carcere e uno ai domiciliari e hanno sottoposto a sequestro preventivo oltre 900 mila euro in un'operazione condotta tra Spezia, Savona, Ancona e Carrara, disarticolando una banda dedita al caporalato.

Andrea Merloni morto nella sua casa a Milano, l'ex presidente Indesit aveva 53 anni

 

 

La Gdf è partita da una serie di controlli in materia di lavoro nei confronti di tale società i cui dipendenti venivano minacciati, picchiati e offesi e pagati 4 o 5 euro l'ora. Le indagini, svolte anche grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno confermato gravi condizioni di sfruttamento a cui erano assoggettati gli operai messo in atto da un sodalizio di altri connazionali e di un italiano. I 'capi', approfittando dello stato di bisogno dei cittadini bengalesi, li pagavano al massimo 4-5 euro l'ora impiegandoli in turni massacranti fino a 14 ore al giorno in attività lavorative pesanti e pericolose, come la saldatura, e la verniciatura di imponenti super-yacht.

Gli operai non avevano permessi o riposi e venivano sorvegliati a vista dai «caporali» e spesso minacciati, offesi e picchiati. In caso di malattia, compresi i casi di positività al Covid, i lavoratori bengalesi non percepivano alcun pagamento. Grazie alle indagini capillari, la Gdf ha scoperto il particolare sistema adoperato dai caporali: tutte le buste paga e i relativi versamenti risultavano, ad un primo controllo, conformi ma una volta pagate le buste paga con bonifici bancari, pretendevano, anche con l'uso della violenza e la minaccia della perdita del posto di lavoro, la restituzione, in contanti, di parte dello stipendio costringendo gli operai a continui prelievi al bancomat.

Il meccanismo era stato studiato da un consulente del lavoro di Ancona che predisponeva false buste paga con il minimo dei contributi previdenziali. Al termine delle indagini, su proposta della locale Procura, il gip ha disposto la custodia cautelare nei confronti degli 8 membri della banda e il sequestro dei beni a loro riconducibili, per un valore di circa 1 milione di euro, tra quote societarie, immobili e autovetture. Misura cautelare del «Controllo giudiziario» nei confronti dell'azienda che sfruttava gli operai, per salvaguardare la posizione lavorativa delle maestranze. 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino