Omicidio Vannini, dice la Cassazione: «Se fosse stato soccorso sarebbe vivo». «La morte di Marco Vannini sopraggiunse» dopo il colpo di pistola...
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Vannini era nell'abitazione della famiglia Ciontoli, a Ladispoli, centro urbano sul litorale a nord di Roma, la sera del 17 maggio 2015 quando fu colpito dallo sparo della pistola di Antonio Ciontoli, il padre della sua ragazza, Marina, e rimase agonizzante per 110 minuti. In primo grado, ricorda la Cassazione nel suo verdetto, Ciontoli fu condannato a 15 anni di reclusione per omicidio perché «nonostante avesse ferito Vannini, ritardò i soccorsi e fornì agli operatori del 118 e al personale paramedico informazioni false e fuorvianti, così cagionando, ad avviso del giudice di primo grado, accettandone il rischio, il decesso, che avvenne alle ore tre del 18 maggio 2015 a causa di anemia acuta meta emorragica».
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Per concorso colposo nell'omicidio commesso da Ciontoli, in primo grado furono condannati a tre anni di reclusione ciascuno anche i suoi figli Federico e Martina, e sua moglie Maria Pezzillo, per essere stati «spettatori del progressivo peggioramento delle condizioni di salute» di Vannini «che per il dolore si lamentava ad alta voce».
Il Gazzettino