Resta in carcere Maurizio Diotallevi, il 62enne che la notte tra il 14 ed il 15 agosto ha fatto a pezzi e gettato nel cassonetto la sorella Nicoletta. Oggi il gip di Roma, Anna...
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Agli inquirenti che lo hanno fermato a poche ore dall'atroce delitto, Diotallevi ha raccontato di aver agito in seguito ai presunti maltrattamenti che riceveva da parte della sorella. «Era appena rientrata da un viaggio in Svezia - ha detto agli uomini della squadra mobile e al pm Marcello Cascini -. Subito aveva ripreso a darmi ordini, a comandare come faceva sempre. A quel punto ho atteso che uscisse dal bagno e dopo che eravamo in salotto l'ho aggredita e strangolata con una cinta». Un raptus, nato probabilmente molto tempo fa, come ha rivelato lo stesso omicida. «Erano due mesi che stavo pensando di ucciderla ma il mio è stato un raptus, mi umiliava in continuazione. Ci stavo pensando da settimane - avrebbe rivelato - ma poi la mia azione è stata improvvisa. Non sopportavo più mia sorella, mi trattava male, in alcuni casi mi ha anche preso a schiaffi o umiliato davanti a mio figlio». Per questo il pm potrebbe valutare l'ipotesi della premeditazione. Agli inquirenti ha anche detto che parte dell'appartamento veniva affittato come bed&breakfast. «Ma i soldi - ha spiegato - li voleva gestire solo mia sorella e a me toccava sempre chiederli».
Diotallevi ha raccontato nei minimi particolari l'omicidio, dei due seghetti utilizzati per fare a pezzi il cadavere e degli spostamenti in auto per gettare i sacchi nei cassonetti della zona.
Il Gazzettino