Isabella, centinaia di persone al funerale del sub morto

Isabella, centinaia di persone al funerale del sub morto
LA SPEZIA - Oltre un migliaio di persone ha partecipato oggi pomeriggio ai funerali di Rosario Sanarico, il 52enne decano dei sommozzatori del Cnes della Spezia morto...

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LA SPEZIA - Oltre un migliaio di persone ha partecipato oggi pomeriggio ai funerali di Rosario Sanarico, il 52enne decano dei sommozzatori del Cnes della Spezia morto venerdì notte all'ospedale di Padova a seguito dell'incidente avvenuto nel fiume Brenta durante le ricerche del cadavere di Isabella Noventa. Istituzioni, colleghi di lavoro, amici e tanti cittadini comuni hanno voluto tributare l'ultimo saluto al sub e stare vicino alla moglie, i figli, alla madre e ai fratelli di Rosario.


I funerali sono stati celebrati dal vescovo della Spezia, Luigi Ernesto Palletti, nella chiesa di San Michele Arcangelo a Pegazzano, dove la bara è arrivata scortata dai mezzi della polizia di Stato e avvolta da un tricolore. A portarla in chiesa, a spalle, sono stati i colleghi. «È un momento doloroso - ha detto il vescovo - Rosario aveva la capacità di mettere la vita a disposizione del prossimo, ed è rimasto vittima del dovere. L'avevo conosciuto di persona, Rosario: in lui si univano grandezza, umanità e dolcezza». «Una persona di straordinarie qualità umane - ha ricordato invece il comandante del Cnes della Spezia, Santo Allegra -. Dobbiamo farci forza, dobbiamo andare avanti, perché lui ci guiderà dall'alto. La Polizia è una grande famiglia, e noi saremo sempre vicini a quella di Sasà». Presenti alla cerimonia, oltre alle autorità locali, anche il vicecapo della Polizia Luigi Savina, che ha abbracciato a lungo la vedova, l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, il questore di Padova Gianfranco Bernabei, ed anche il sindaco del piccolo comune di Noventa Padovana, Luigi Bisato e il sottosegretario del ministero della Giustizia, Cosimo Maria Ferri. «Sasà era, è, sarà sempre un esempio per tutti, un servitore dello Stato onesto e volenteroso _ ha affermato. Amava il proprio lavoro, non si tirava mai indietro, era il primo a partire e trasmetteva la sua passione a tutti. Tutti gli riconoscevano queste capacità e si affidavano a lui per la sua umanità ma anche per la sicurezza che sapeva trasmettere», ha detto Ferri.
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Il Gazzettino