Il fidanzato è di colore e quando un commerciante ha visto le sue foto su Facebook è scattato il 'nient'. Perché l'uomo, che cercava una commessa...
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Per Chiara, 18 anni compiuti da poco, il rifiuto del commerciante è stato come un pugno nello stomaco. «È vergognoso, sono senza parole. Una cosa del genere non è degna di un Paese civile», si sfoga al telefono, raccontando la sua storia. Quella di una giovane che voleva soltanto trovare una occupazione per aiutare la sua famiglia e che si è vista rifiutata perché 'colpevolè di essere fidanzata con Olivier, 19enne nigeriano. «Ho messo un annuncio su Facebook - spiega la ragazza - e il titolare del negozio mi ha contattata, chiedendomi un curriculum. Quando ha visto sul social le foto col mio fidanzato, mi ha scritto che non voleva una persona come me». La reazione è stata di rabbia. «Purtroppo l'ho insultato», ammette. Poi ha reso pubblica la conversazione. Compresi i messaggi in cui l'uomo scrive che per lui può «uscire anche con il mostro di Firenze» purché non debba affidarle la cassa.
La discussione sul social è stata lunga. «Ha scritto che sono una 18enne squinternata, che di ragazzi 'neri' ne ho 50. Cose così. Qualcuno l'ha minacciato e lui si è cancellato da Facebook». E del commerciante, ora in vacanza, non c'è traccia. La serranda del negozio di musica, vicino al Lingotto, è abbassata per ferie. Chi conosce il titolare, però, è incredulo. «L'ho sempre visto lavorare da solo. E mi sembra una brava persona. Non mi pare il tipo da fare queste uscite». Incredula, però, lo è rimasta anche Chiara. «Certo, so che alcune persone sono razziste. Ma non pensavo sino a questo punto».
Il Codacons chiede alla sindaca di Torino, Chiara Appendino, di chiudere il negozio, mentre la vicepresidente nazionale di Confcommercio, la torinese Maria Luisa Coppa, prova a consolare la ragazza. «Rispetto e integrazione sono valori che animano le nostre attività; episodi come questo non appartengono alla nostra cultura - sottolinea -. La storia delle nostre imprese è fatta anche da molti collaboratori immigrati, assunti per la loro voglia di lavorare, per le loro capacità professionali e con la speranza di offrire loro un futuro migliore». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino