Omicidio Sacchi, l’amico di Luca: «Da Anastasia ruolo decisivo»

Apre nuovi scenari Domenico Munoz. L’amico di Luca Sacchi, Anastasia Kylemnyk e Giovanni Princi, ha descritto, davanti agli investigatori, i dettagli di quel fatidico 23...

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Apre nuovi scenari Domenico Munoz. L’amico di Luca Sacchi, Anastasia Kylemnyk e Giovanni Princi, ha descritto, davanti agli investigatori, i dettagli di quel fatidico 23 ottobre all’Appio Latino. Definendo per la prima volta i ruoli esatti assunti dai protagonisti della vicenda, ponendo la baby sitter e Princi in posizioni di prima linea nella trattativa con i pusher di Casal Monastero che hanno sparato al personal trainer di 24 anni. Il giovane studente di Biotecnologia ha, dunque, raccontato agli inquirenti, nell’interrogatorio del sei dicembre scorso, i particolari di quella serata, rendendo una cronologia esaustiva della partita per l’acquisto della marijuana. Una serata in cui lo stesso Munoz era presente fuori dal John Cabot Pub, in compagnia di Sacchi e Anastasia, quando Valerio Del Grosso e Paolo Pirino sono scesi dalla Smart per strappare lo zaino alla ragazza, sparando in testa a Luca. 


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La sua è la prima testimonianza ritenuta attendibile dalla procura, sul fronte interno al gruppo di amici di Sacchi, freddato per avere cercato di difendere la sua ragazza dall’aggressione, ma anche per non farle portare via lo zaino con all’interno una montagna di quattrini. Perciò Sacchi sarebbe stato consapevole di quello che stava succedendo. Ma fine a che punto? Ha avuto un ruolo secondario - ha sottolineato lo stesso Munoz agli investigatori - nella trattativa relativa allo stupefacente rispetto a Princi e a “Nastja”. Entrambi, quindi, con compiti diversi, sarebbero stati in prima linea e in piena sintonia per l’acquisto della marijuana, secondo la versione del cileno. Ciò che Munoz ha rappresentato ai carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci e al pm Nadia Plastina è quindi utile agli inquirenti per puntellare l’accusa nei confronti della stessa Kylemnyk e di Princi. 
 

I due, in sostanza, avrebbero avuto un ruolo attivo. Erano ben coscienti di quello che stavano facendo. Si tratta di una versione che, ovviamente, rende meno credibili le affermazioni della venticinquenne di origine ucraina che ancora il 4 dicembre, durante l’interrogatorio di garanzia di fronte al gip Costantino De Robbio, sosteneva che: «Non sapevo di avere 70 mila euro nello zaino. Io e Luca siamo totalmente estranei a questa vicenda». Affermazioni che ricalcano la prime sommarie informazioni di Nastja che, nelle ore successive alla rapina del suo zaino e soprattutto all’assassinio del suo Luca, raccontava di essere stata vittima inconsapevole. Omettendo, in pratica, tutti i fatti antecedenti al terribile epilogo. 

Una verità di comodo che non aveva, fin da subito, convinto gli inquirenti i quali, infatti, l’hanno indagata per detenzione ai fini di spaccio. Una versione decisamente lacunosa, se non mendace, su cui, sulle prime, si era accomodato anche lo stesso Munoz. Il ragazzo cileno a oggi non risulta essere indagato, ma il suo destino giudiziario è ancora appeso, tutto da scrivere insomma. In Procura dovrebbe essere sentito presto anche Valerio Rispoli, l’intermediario dei pusher con il quale Princi avrebbe avuto già contatti precedenti. 


Ad ogni modo, dopo essere stato reticente nei giorni successivi al delitto dell’amico, Munoz si è poi “redento”. In una deposizione fiume ha riferito i dettagli dell’acquisto della marijuana. I primi contatti di quella serata. Una ricostruzione, con dovizie di particolari, che ha sorpreso gli stessi investigatori. Intanto, anche su Princi, emergono nuovi elementi. Il ragazzo avrebbe cercato in passato sim anonime, intestate a sconosciuti. Una delle ultime in suo possesso risulta appartenere a uno straniero. Un modo, insomma, per avere numeri di cellulare non riconducibili a lui. È questo il comportamento “tipico” di chi vuole parlare in assoluta libertà senza il pericolo di essere intercettato. Ebbene un episodio sarebbe indicativo dell’ossessione del ragazzo di cercare questa eccessiva riservatezza. Princi avrebbe visto una sim buttata per terra, in strada. L’avrebbe presa. Un gesto che non sarebbe sfuggito ai genitori che poi avevano imposto al figlio di buttarla via. Intanto, le indagini proseguono. Sono in corso accertamenti bancari per capire i prelievi effettuati dagli amici dell’Appio Latino nelle ore e nei giorni precedenti al delitto; infine, oggi, verrà effettuata una perizia sulla Citroen C1 sequestrata ad Anastasia.
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Il Gazzettino