Lo hanno visto cambiare umore nel giro di pochi giorni. Non parlava più di quanto accadeva in classe, era spesso nervoso, mentre i quaderni offrivano disegni sempre...
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Una brutta storia, a prescindere dai punti di vista. Una brutta storia che decidiamo di raccontare nel rispetto della privacy di tutte le persone coinvolte, ovviamente in attesa di ascoltare la versione della direttrice dell’istituto e delle prof finite nel mirino dell’esposto. I fatti. Siamo in una scuola elementare di Ercolano, un istituto pubblico tra i più gettonati della cittadina vesuviana. A rivolgersi alla Procura di Torre Annunziata, sono i genitori di un alunno che frequenta il secondo anno di scuola elementare. Ha disturbi dello spettro autistico, anche se risulta mediamente capace di comprendere quanto gli succede attorno, riesce anche ad avere interazioni con gli altri alunni, tanto che da un punto di vista emotivo si giova dell’affetto che gli viene riservato da alcuni compagni di classe in particolare. Ha un’insegnante di sostegno che, come spesso accade in una scuola pubblica, non riesce sempre ad assicurare continuità didattica. E dire che quest’anno le cose si erano messe bene, con i primi mesi di lavoro tra i banchi che filano lisci, tanto da appassionare il piccolo, da coinvolgerlo in una serie di moduli didattici. Poi, qualche giorno prima di Natale - a leggere la denuncia - arrivano i problemi per la famiglia del bambino. Viene meno la maestra di sostegno, che va in maternità, mentre il bambino comincia a manifestare a casa segni di nervosismo ogni volta che si parla di scuola o di lavoro in classe. Cresce la disaffezione del piccolo verso la scuola, ma anche le perplessità dei genitori. Poi - il 17 dicembre -, la svolta, almeno a leggere l’esposto. È il giorno degli auguri di Natale, dei regali alle maestre, quando i genitori del bambino vengono avvicinati da altri genitori di alunni, che si dicono allibiti per quanto avvenuto in classe: «Nostro figlio è stato ripetutamente offeso, minacciato, picchiato e preso a calci dall’insegnante di matematica...», scrive l’avvocato Zina Scotti nella sua querela di parte. E sono sempre i genitori del piccolo alunno a giurare di aver visto lividi sul corpo del bambino.
Ma non è tutto. A leggere l’esposto, anche il riferimento alla testimonianza di altri genitori di alunni, che vengono indicati per nome, assieme ai rispettivi figli. Stando a queste testimonianze, gli altri bambini sarebbero stati allontanati ogni volta che portavano conforto al compagno in difficoltà, mentre c’è chi ha anche raccontato del fastidio provato dal piccolo per le urla della docente. Agli atti anche il riferimento a uno schiaffo che la maestra di matematica avrebbe affibbiato al bambino: «Mio figlio si era alzato per prendere un pennarello, di fronte al diniego della maestra, lo avrebbe preso lo stesso, per poi lanciarlo al viso della stessa maestra, che avrebbe reagito con un ceffone». Un episodio che sarebbe avvenuto in presenza di un’altra docente, dinanzi a una quarantina di alunni, per la coincidenza di due classi nello stesso modulo di lavoro». Vicenda che ora attende eventuali verifiche da parte degli inquirenti, a partire dalla convocazione della preside, dello staff della scuola che si occupa di sostegno delle fasce deboli e della stessa docente di matematica. Scrive ancora la querelante: «Una delle insegnanti, mi consigliò di non denunciare, perché anche loro - mi disse - avrebbero potuto mandare gli ispettori per quanto il bimbo raccontava a proposito delle dinamiche familiari. Una strana frase, che sa di minaccia, che mi ha spinto a rompere gli indugi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino