Con una bomba a mano si può fare tanto, anche lontano da uno scenario di guerra: se la fai esplodere sotto un blindato portavalori, lo sventri e lo puoi svaligiare. Se devi...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Erano le 7 quando hanno bussato alla porta di F. U., 65 anni, pluripregiudicato, un passato da ristoratore e precedenti per associazione a delinquere, estorsione e traffico di droga: l'uomo vive solo in un appartamento con parcheggio nel condominio, un luogo che non dà nell'occhio e che permette di agire nell'ombra. I carabinieri stanno facendo servizi di appiattamento e intercettazioni già da qualche tempo, poi ieri notte notano l'uomo che deposita un borsone in una Fiat Panda grigia. Ma per operare in sicurezza i carabinieri decidono di agire quando F.U. è dentro casa, dove non viene trovato nulla: le armi erano nell'auto, per giunta sotto sequestro amministrativo, posteggiata sotto l'abitazione: dentro il borsone oltre alle due bombe a mano di provenienza serba, c'erano un fucile mitragliatore PM 56 di fabbricazione iugoslava copia del più famoso MP 40 tedesco calibro 9 parabellum che usano le truppe avio lanciate, due pistole seimautomatiche di cui una con matricola abrasa ovvero una calibro 9 corta e una 7.65, due caricatori per fucile mitragliatore e due per le pistole. E soprattutto munizionamento calibro 7.62 per 39 che è il munizionamento non del fucile mitragliatore ma del AK 47 ovvero il Kalasnikov: il che fa presupporre agli inquirenti che in giro ci sia un Kalashnikov che probabilmente si sarebbe unito al resto dell'arsenale.
E per fare cosa è presto detto: probabilmente l'assalto imminente ad un furgone portavalori. F.U., finito in carcere per detenzione di armi e munizionamento da guerra e materiale esplodente, al momento dell'arresto non ha detto una parola. Qualcosa in più sui suoi contatti potrà arrivare dall'esame del computer e dei telefoni che gli sono stati sequestrati a casa. I carabinieri di Chieti, ieri a Montesilvano si è recato personalmente il comandante provinciale, colonnello Florimondo Forleo, sono arrivati a lui indagando su rapine a banche e gioiellerie commesse di recente fra le aree chietina e pescarese. E dopo una serie di attività tecniche e di pedinamenti sono risalti a colui che si riteneva potesse custodire le armi. Si parte dall'assunto, infatti, che con certe armi non si va in giro ma che, se vuoi usarle per un colpo, le devi avere in zona e devi poter contare su un basista. E così, se il commando decide di agire, arriva, prende le armi, mette a segno il colpo e le restituisce al basista. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino