Milano, tangenti ai primari: 6 arresti. «Cesti di Natale da mille euro». Bufera in 2 ospedali

Due primari dell'ospedale Pini di Milano, due del Galeazzi e un direttore sanitario sono stati posti agli arresti domiciliari e un imprenditore è finto in cella...

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Due primari dell'ospedale Pini di Milano, due del Galeazzi e un direttore sanitario sono stati posti agli arresti domiciliari e un imprenditore è finto in cella nell'ambito di un filone di indagine sulla sanità milanese coordinato dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Letizia Mannella. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dal Nucleo di Polizia tributaria della Gdf. Le accuse sono di corruzione.


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Le persone destinatarie del provvedimento degli arresti domiciliari firmato dal gip Teresa De Pascale sono, per l'Istituto Ortopedico Pini-Cto, Paola Navone, direttore sanitario, Giorgio Maria Calori, responsabile dell'unità operativa di Chirurgia ortopedica riparativa e Carmine Cucciniello, direttore dell'Unità di ortopedia correttiva. Per il Galeazzi, Lorenzo Drago direttore laboratorio analisi e Carlo Luca Romanò responsabile di chirurgia ricostruttiva. Tommaso Brenicci, titolare di una società di Monza specializzate nel settore sanitario, è invece finito in carcere. L'indagine nasce da uno sviluppo di quella che un anno fa aveva portato agli arresti un altro primario del Pini-Cto Norberto Confalonieri.

Calori, uno dei medici coinvolti, avrebbe paventato a un «facoltoso paziente l'esistenza di una grave infezione» che, se non curata, avrebbe portato «all'amputazione di un piede» per «manifestare la necessità di procedere ad un'operazione» in una clinica di Milano dove «operava privatamente», anche se l' infezione non c'era. Lo dice in un'intercettazione un altro medico arrestato..

L'approccio «interventista» di Calori, spiega il gip, «emerge, nitidamente, dalla conversazione intercorsa il 9 marzo del 2017» all'interno di un'auto tra l'imprenditore Brenicci e un altro medico, Cucciniello. Per quest'ultimo Calori era un «delinquente vero» anche per via, chiarisce il giudice, «di alcune scelte mediche condizionate dal crescente bisogno di denaro e dalle contingenti difficoltà finanziarie in cui versava».

Cucciniello raccontava, dunque, di essere venuto a conoscenza direttamente dal «paziente coinvolto» dell'episodio dell' infezione. Il paziente avrebbe raccontato a Cucciniello, stando all'intercettazione, che Calori gli disse che c'era bisogno di una «tac urgentissima» perché «ho un' infezione gravissima (...) io gli ho spiegato poi gli ho detto che ero lì perché non mi fa male il piede che mi ha operato Malerba mi fa male l'altro, lui ha detto non importa, casomai potevamo operare tutte e due, ma comunque quello lì c'era un' infezione gravissima». Un altro medico, però, smentì al paziente l'esistenza di quell' infezione, stando sempre all'intercettazione e al racconto di Cucciniello: «La pelle del piede è bella come un bambino per cui ha detto guardi che non ha assolutamente un'infezione».


La promessa di uno stage per la figlia in una delle società dell'imprenditore ora in cella, un cesto di Natale da 1000 euro e il pagamento spese per un congresso a Parigi e uno in Alto Adige. Sono le utilità, come scrive il gip nell'ordinanza, percepite dal direttore sanitario del Cto-Pini per introdurre all'Istituto ortopedico un dispositivo per la diagnosi di infezioni articolari commercializzato dallo stesso imprenditore con una società riferibile anche ad altri due primari arrestati.

«Il Pini è l'ospedale più facile del mondo! (...) perché non ci sono gare, se sei amico di un chirurgo usi i prodotti che vuole, cioè è tutto libero, tutto libero!», diceva l'imprenditore finito in carcere in un'intercettazione secondo quanto si legge nell'ordinanza d'arresto. L'imprenditore descriveva poi la «scarsa trasparenza e legalità nelle pubbliche forniture dell'Istituto Ortopedico Cto-Pini» di Milano.

Brenicci, tra le altre cose, è accusato di aver «corrisposto» a Giorgio Maria Calori, responsabile dell'unità operativa di Chirurgia ortopedica riparativa del Cto-Pini, e a Paola Navone, direttore sanitario dello stesso istituto, «denaro e altre utilità perché favorissero l'acquisto» da parte dell'ospedale pubblico «del dispositivo 'MicroDttect', utilizzato per la diagnosi delle infezioni osteoarticolari, e commercializzato dalle società Kubik Medical srl, riconducibile a Brenicci, e 41 srl, riferibile, oltre che allo stesso Brenicci, a Drago Lorenzo e Romanò Carlo Luca», medici dell'ospedale Galeazzi. Calori, in particolare, avrebbe favorito l'acquisto «di dispositivi medici forniti dalle società riconducibili all'

imprenditore», tutte attive nel settore del «commercio all'ingrosso di articoli medicali ed ortopedici», assicurando «alle stesse - scrive il gip Teresa De Pascale - nel periodo compreso tra il gennaio 2012 e aprile 2017, un ricavo complessivo di 874.162 euro». 


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Il Gazzettino